Spizzichi editoriali dai Novanta e dagli Zero

Stasera passeggiavo con Andrea Gentile per le vie umide e squallide della Neomilano, che altro non è se non Milano più i neon. Si parlava di Dioniso Zagreo e del tragico, di un viaggio nel nulla a Valencia e dell’anemotività del popolo danese, del servizio Enjoy di car sharing e di Advaita. In corso San Gottardo incrociamo l’editore Leonardo Pelo (http://www.noreply.it) e con lui si constata l’orizzonte attuale, si condividono notizie sofferte e aneddoti vivaci e leggeri, si ricorda l’editoria dei Novanta e degli anni Zero manco stessimo parlando dei mercoledì Einaudi, anzi proprio osserviamo che i mercoledì esistono ancora ma l’Einaudi non si sa. Rievochiamo i tempi bellissimi di “Biblioteca in giardino”, la manifestazione che Leonardo organizzava nelle biblio comunali di periferia a Milano: una volta, centinaia di persone in Tibaldi ad ascoltare Valeria Parrella, un’altra io con Sandrone Dazieri al Lorenteggio a parlare di Scerbanenco. Era un tempo orrendo e in qualche modo bello. E’ stato bello parlare così, casualmente, nell’affetto, ricordando cosa facevano in Mondadori Michele Monina ed Edoardo Brugnatelli, o il caro Marco Mondadori e le prime applicazioni del lingubot Eliza. Ecco: se Neomilano fosse un poco più Milano, con – non dico tanto – qualche momento di aggregazione realmente culturale, come c’erano a tutti gli effetti nel 2004, anche uno cresciuto a Intrapresa di Gianni Sassi e MilanoPoesia di Antonio Porta si sentirebbe meglio. Al momento non c’è nulla: nulla. Certo, c’è BookCity, vanno avanti da anni a cercare di farsi affidare la “Casa delle letterature” milanese, ci sono spazi autogestiti. Però qualcosa è subentrato. Uno sente che manca il collante. L’esperienza si fa meno bella e compatta. Il 2.0 esistenziale dei bocconiani che stanno dietro dove abito non mi segna esperienzialmente, con quei mohito 2.0 e quei negroni giusti, mai sbagliati, sempre troppo giusti. A volte mi pare di attraversare questa folla come un ultracorpo e di avvertire il diaccio vuoto in cui si estendono le regioni più remote dell’universo. Non ci vuole ambizione, semplicemente si chiede qualche risorsa, scarsissima, per organizzare, discutere, condividere ed entrare in una propria memorabilità intima in quanto un poco collettiva anche. Ciò non toglie nulla all’atto di scrittura e nemmeno aggiunge alcunché. A ben vedere, nemmeno all’esistenza toglie nulla. Però sarebbe ugualmente bello se ci fossero, le biblioteche fiorite di maggio a Milano.