Complesso, strutturatissimo, scritto con una lingua capace di un'ampiezza di spettro impressionante - dall'aulico-sublime al basso-parlato, spesso entrambi i registri giocati sul comico, quando non sul drammatico meditativo o sul saggistico -, "Troppi paradisi" è in assoluto il primo esempio di postmodernism in Italia da molti anni a questa parte: non sfiorando mai, se non in un punto preciso, che merita trattazione a sé - il tragico, trova una forma per il tragico nella contemporaneità....