di Michele Monina
Esiste una risposta intelligente a una domanda stupida?
Decido di partire subito con un paradosso, essendo stato io chiamato a parlare di un libro paradossale, mostruoso. Un libro che, a ben vedere, mi vede nel ruolo di autore al 33,3%, manco si trattasse di un consiglio d’amministrazione. E per parlare di un paradosso adotto la formula del paradosso stesso, ponendo una domanda stupida a cui non so se si possa dare una risposta intelligente, dando così vita a un loop che, in quanto loop, si avvolge su se stesso e su se stesso e su se stesso. Ed è proprio come in un loop che ci si ritrova, una volta che si decide di dare alle stampe un libro come I Demoni. Un loop che ha il motivo principale costituito dalla frase: “Ma perché avete deciso di scrivere questo libro?”
Esiste una risposta intelligente a una domanda così stupida? Dubito. Perché si scrive un libro? Esistono molte possibili risposte, tutte immancabilmente catalogabili in quella imprescindibile categoria meglio nota ai più come “pippe mentali”, o, se si vuol esser originali, “seghe mentali”, che tanto poi è lo stesso.
Recensioni a ‘I demoni’
“Dostoevskij.2”. E i demoni adesso si nascondono a Milano
Alessandro Zaccuri, Agorà-Avvenire
La domanda non è “perché I demoni?”, ma “perché Milano?”. Di ragioni per tornare sul capolavoro di Dostoevskij, infatti, ce ne sono molte, e tutte buone. È, storicamente, il primo romanzo sul terrorismo, un tema che oggi è cronaca quotidiana. Ed è un gran libro sul più grande degli scandali, quello del Male nella storia, altro argomento sul quale, da Auschwitz in poi, non abbiamo mai smesso di interrogarci. Come se non bastasse, I demoni è Stavrogin, forse il più inquietante fra gli inquietanti protagonisti dostoevskijani: mistico e luciferino, stupratore e idealista, nichilista, nostro contemporaneo. Ma perché trasferirla proprio a Milano, questa favola tenebrosa e fin troppo credibile?
Per tentare una riaposta occorre addentrarsi nella riscrittura de I demoni, labirintica e a tratti sconcertante, portata a termine da un singolare terzetto di autori nostrani: Giuseppe Genna, Michele Monina e Ferruccio Parazzoli.
Autopoetica della nebulosa ‘Demoni’
Chi scrive, in questo preciso istante, è Giuseppe Genna e tra poco non lo sarà più. Ogni volta che leggerete “io”, nel caso abbiate il senso del tragico umorismo e la pazienza biblica per affrontare questa autopromozione in forma di delirio, sarà per voi difficile distinguere: a) se sta parlando lo stesso Giuseppe Genna, se Michele Monina o se Ferruccio Parazzoli; e b) se effettivamente “io” e “noi” siano persone nominalmente interessanti, sia per voi che per noi. La facciamo breve: siamo gli autori de I Demoni, romanzo antiromanzo assurdo di 464 pagine, che peQuod ha appena mandato in libreria. Siamo qui, nell’area letteraria gestita da uno di noi, cioè io, per pubblicizzare questo libro che ci sembra – lo stiamo dicendo senza malizia alcuna – irrilevante per le vostre vite, le quali a loro volta ci sembrano irrilevanti, soprattutto nei confronti della letteratura, che è per noi una cosa irrilevante. Questo libro irrilevante è un mattone: non compratelo. Compratevi una Coca Cola e bevetela. Marcite nella galera che vi hanno imposto spacciandovela per vita: gliel’avete permesso, siete degli idioti e gli idioti non possono leggere un libro come questo. Che è un libro fondamentale. Che è il fondamentalismo che un occidentale deve permettersi oggi. Noi non siamo fondamentali: siamo tre poveri stronzi che hanno scritto un libro e mitragliano menzogne.
‘I demoni’
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Milano, ora. Un incendio in una delle piazze più importanti della capitale morale d’Italia, quel piazzale Loreto dove fu impiccato Mussolini, mette a nudo il disegno di un’inaspettata e forse decisiva congiura. Chi è Moses, colui che ai congiurati leggeva (o tuttora legge?) un Vangelo terribile, più apocrifo degli apocrifi? Chi è il Gobbo, l’edicolante che sembra disporre di un caleidoscopio per vedere tutto? E chi sono, in realtà, i personaggi apparentemente normali e integrati che ruotano come un turbine intorno ai congiurati? Un professore suicida, una fotografa sciamana, i bobos giovani e sportivi e destinati alla sorte di massa, la ricercatrice di mercato che interferisce casualmente con la congiura, l’impiegato che di colpo ferma la macchina in mezzo al traffico e si siede sul tettuccio senza più muoversi, il prete dell’hinterland che sembra conoscere più di quanto dice: attori o vittime di questa congiura? E cosa c’entrano le sceneggiature di un notissimo fumettista americano con questa storia? Sotto l’apparenza, emerge l’orrore: un gioco di ruolo vero, condotto attraverso mosse di una crudeltà disumana, dove le pedine sono esseri umani; un suicidio indotto con una ferocia inaudita; un incendio doloso che offusca l’intera città e che non riuscirà a cancellare la verità; i sordidi traffici sessuali di un anziano poco venerabile, anch’egli votato alla dissoluzione; l’omicidio rituale che alimenta il potere della Casa Reale d’Inghilterra; la Stazione Centrale di Milano, dove avvengono sedute medianiche inquietanti; e, forse, la clonazione di Hitler. Tre scrittori affermati e rispettabili (pubblicano tutti per grandi case editrici) sono partiti dall’idea di rifare I demoni di Dostoevskij e, nel corso delle loro ricerche, si sono imbattuti in una concatenazione di eventi talmente incredibili da dare vita a un altrettanto incredibile romanzo. Dall’Italia agli Stati Uniti e ritorno: il percorso che Genna, Monina e Parazzoli disegnano ha tutta l’aria di significare qualcosa di ben concreto e conosciuto da tutti. Ciò che però viene rivelato nei Demoni è ben di più: è il Mille e una notte del pianeta globalizzato che sta per inabissarsi, è l’immenso teatro delle persone che incontriamo ogni giorno, siamo noi stessi, sono le icone con cui chiunque di noi, in televisione o sui giornali o in sogno, ha imparato a familiarizzare: dalla Regina d’Inghilterra a Enzo Biagi. Deus ex machina di tutto ciò è una figura destinata a esplodere come il caso editoriale del 2003, lo scrittore Dante Virgili (qui adombrato come Dante Virgilio). Autore nel 1970 de La distruzione, romanzo pubblicato da Mondadori e misconosciuto fino a oggi (“un libro choc… un libro pugno nello stomaco” secondo la lettura di Alcide Paolini), sta per essere rilanciato con una serie di clamorose iniziative editoriali (recentemente, il “Corriere della Sera” gli ha dedicato l’apertura della pagina culturale). I demoni è il noir degli ultimi tempi, la fantascienza apocalittica, l’horror insuperabile. |