Impossibilità ironica del romanzo: Zanzotto

x.jpgDue sono le strade all’ironia, e molte le deviazioni – l’ironia che altro non è che una forma assunta dal nucleo fondante con cui ogni retorica si manifesta, cioè la propria figura principale – che è l’antitesi. Una delle due direzioni ironiche, che sono comunque sempre meditative e frutto di un indentramento dello sguardo, è la Storia, proprio nel senso del falso mito a cui è andata soggetta la Cosa che irradia il Male, e cioè il soggetto che sta costantemente nel mirino del romanzo: il mondo ironizzato è il mondo alleggerito, il mondo meditato, anticipazione del carnacialesco, del satirico, del grottesco. I contenuti evaporano per l’esorcismo ironico: il mondo è sogno, follia, etc. La seconda direzione del bivio che l’ironia mette a disposizione è una formidabile difesa psichica: l’antitesi, interiorizzata, mitizza consolatoriamente l'”io”, poiché è l'”io” che si alleggerisce di colpe, traumi, e le tragiche necessità divengono bizzarri lussi di un grumo di nevrosi contro cui si ride (già: ma chi ride dell'”io”, quando lo si ironizza? Questa è la domanda metafisica riproposta in termini di retorica dell’ironia).
Il romanzo non può essere ironico. Anzitutto nel primo modo, non può essserlo: la materia dell’estremità tragica non può risultare ironica, poiché non stiamo parlando di una tragedia, se l’eroe che sembra tragico non lo è davvero – e nel caso del romanzo non è un eroe tragico, impone una tragedia e ne rimane fuori. L’ironia tragica si applica come segno di riconoscimento del mito (profezie e anticipazioni come spie della storia preconosciuta): ma qui ci troviamo di fronte a una storia che si crede di conoscere e invece non la si conosce affatto – quindi, niente spie. Il romanzo non può essere ironico nemmeno nella seconda ipostasi: non c’è un “io” da alleggerire, semmai c’è un “noi” da appesantire, da mandare knock out, e si tratta di un “noi” che comprende anche i morti e che si spera termini di esistere presto – la collettività che non ha saputo guardare in faccia la Cosa che fa il Male, scaricandola in un àmbito mitico che l’ha preservata come in ambra una mosca.
zanzottomondo.jpgProbabilmente, esterne alla Cosa che fa il Male, le figure appariranno grottesche: ma in forma di realismo, in quanto si trattava di Eminenze del Grottesco, e ciò storicamente. E’ la lieve antitesi che funzionalmente spinge allo “zero” ciò che si pensa non lo sia, finora rappresentato (al cinema soprattutto) con metodi espressionisti caricaturali, super-ironici – questi occhiali che io desidero levarmi e desidero che anche i lettori desiderino levarsi.
Per emblematizzare origini, percorso ed esiti dell’ironia, un esempio tra i più alti del secolo appena passato: Al mondo di Andrea Zanzotto – di verso in verso, un autentico trattato sull’atteggiamento ironico sul mondo e sull'”io”.

ANDREA ZANZOTTO
Al mondo
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu « santo » e « santificato »
un po’ più in là, da lato, da lato
Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa’ buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.
                                   Su, münchhausen.


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