Mancano otto scene, di cui due assai complesse, ma è ufficiale che il romanzo viene chiuso nella sua prima stesura entro domenica 11 febbraio. La seconda stesura si rende necessaria non per perfezionare i dati storici, ma per tagliare la sommatoria di caratteri, che esorbitano notevolmente i limiti che questo libro, per sua natura, deve avere.
Si tratta di compiere inoltre ricognizioni su alcune aree dove la carne viene a mancare. Scrivere un libro sullo Zero che irradia il Male e dice di sé “Io appartengo a un’altra specie umana”, forzosamente, desertifica dall’umano – e l’umano è la letteratura. Confermo, mentre sto terminando, che questo è il libro più necessario, difficile, titanico, impegnativo che io abbia mai scritto. Non tanto è in discussione l’esito, come al solito, quanto la mia esperienza interna. I nervi sono stremati dalla concezione della struttura, dalla scrittura cautissima e attenta e tanto diversa dallo stile mio personale – e soprattutto dall’esposizione a un orrore senza fine, dalla responsabilità che grava su ogni parola scritta, dalla renitenza impostami a non inventare: nulla è di fatto inventato, tutto è invece osservato e lo sguardo è montaggio. Le metope sono poste sul frontone del tempio umano. Ora si torna, metopa per metopa, a scalpellare le imperfezioni. E a ragionare sul testo: l’officina teorica non è chiusa – tutt’altro, siamo ancora a metà…
[Nella foto superiore, cliccabile: Livio Berruti taglia il traguardo nella gara dei 200 metri piani ai Giochi della XVII Olimpiade di Roma del1960]
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