Se il romanzo fosse scritto nel 2071, non ci sarebbero i rischi che comporta scriverlo adesso. Nel 2071, il finto mito del Male, oscena giustificazione alla Cosa che irradia il Male, sarà già svuotato (non dico dall’opera del sottoscritto, figuriamoci…), poiché non si tratta di un mito, bensì di una storia che tutti suppongono di conoscere e non la conoscono davvero: è la finzione di una finzione. Meccanismo di consolazione e oscenità collettiva, perché la colpa si riversa su tutto l’occidente e su tutta la storia dell’occidente, al suo atto corentemente terminale, prima di diventare l’inveramento di un’unica ontologia: la definitiva compromissione del legame empatico in contesti cosiddetti “sviluppati”, dove il Potere ha assunto configurazioni che non hanno più nulla a che vedere con l’idea di Stato borghese e, infine, con l’idea statuale di nazione: il Potere che, come il Denaro, si ripega su se stesso e simbolizza se stesso – cioè l’emersione di qualcosa dal vuoto. In realtà, possiamo dire che l’utilizzo che Toni Negri fa delle categorie schmittiane nel suo Impero corrisponde all’analisi dei postumi di quanto emerge dalla Storia, di cui sto per scrivere lo scatenamento nel romanzo: che non avrà un apparato ideologico alle spalle, come le analisi di Negri invece hanno.
Se il romanzo fosse scritto nel 2071 non risulterebbe una prosa come quella a cui sto pensando. L’impasse dei protocolli retorici, nel caso-limite che fa da soggetto al nuovo libro, è per me l’impasse di tutta la letteratura contemporanea: non avere affrontato il limite fa credere ancora nel romanzesco, in un certo romanzesco, che, se applicato alla Cosa che irradia il Male, mostrerebbe la propria mucillagginosa laidezza, il grottesco statuto vuoto che ne lascia deserte le fondamenta, la debolezza intrinseca che punta alla struttura e allo snodo come punti forti per reggersi sulle stampelle. Non il romanzo ha intenzione di dimostrare ciò: è il caso-limite storico a dimostrarlo, è la Storia a mettere fuorigioco il romanzesco a cui siamo abituati.
Se il romanzo fosse scritto nel 2071, non dovrei scrivere come scriverò, cioè, seguendo l’indicazione dolorosa di Pound che Pasolini cita in Petrolio: “La maniera ideale di presentare questa sezione del libro sarebbe elencare le citazioni SENZA commento alcuno. Ma temo che sarebbe troppo rivoluzionario. Ho infatti dovuto imparare, per lunga e logorante esperienza, che, nella presente imperfetta condizione del mondo, l’autore DEVE guidare il lettore”. Se il romanzo fosse scritto nel 2071, questo preciso stato di cose sarebbe già superato. La lingua sarebbe un’altra, non quella piana e scorrevole che sarà, bensì una lingua che ha varcato lo “zero” che la letteratura deve ancora oltrepassare: precisamente sarebbe la lingua che segue…
“QUALSIASI MONDO ASCOLTATE LE MIE ULTIME PAROLE. ASCOLTATE TUTTI VOI CONSIGLI DIRETTIVI SINDACATI GOVERNI DELLA TERRA. E VOI POTENZE DI POTERE DIETRO QUELLE LURIDE TRATTATIVE FATTE IN QUELLE LATRINE ALLO SCOPO DI IMPADRONIRVI DI CIO’ CHE NON VI APPARTIENE. PER VENDERE IL TERRENO DI SOTTO I PIEDI NON NATI. ASCOLTATE. CIO’ CHE HO DA DIRE VALE PER TUTTI GLI UOMINI IN QUALSIASI LUOGO. RIPETO PER TUTTI NESSUNO ESCLUSO. GRATIS PER TUTTI COLORO CHE PAGANO. GRATIS PER TUTTI COLORO CHE PAGANO IN DOLORE.
CHE COSA VI HA TANTO SPAVENTATO TUTTI DA FARVI ENTRARE NEL TEMPO? CHE COSA VI HANNO TANTO SPAVENTATO TUTTI DA FARVI ENTRARE NEI VOSTRI CORPI? PER SEMPRE NELLA MERDA? VOLETE RESTARCI PER SEMPRE? ALLORA ASCOLTATE LE ULTIME PAROLE DI HASSAN SABBAH. ASCOLTATE GUARDATE O CAGATE PER SEMPRE. CHE COSA VI HA TANTO SPAVENTATO DA FARVI ENTRARE NEL TEMPO? NEL CORPO? NELLA MERDA? VE LO DIRO’ IO. LA PAROLA. LA PAROLA IL-TU. IN PRINCIPIO ERA LA PAROLA. VI HA SPAVENTATO TUTTI NELLA MERDA PER SEMPRE. USCITENE FUORI PER SEMPRE. USCITE PER SEMPRE FUORI DALLA PAROLA TEMPORALE IL. USCITE PER SEMPRE DALLA PAROLA CORPOREA TU. USCITE PER SEMPRE DALLA PAROLA MERDOSA IL. TUTTI FUORI DAL TEMPO E NELLO SPAZIO. PER SEMPRE. NON C’E’ NIENTE DA TEMERE NELLO SPAZIO.
QUESTO E’ TUTTO TUTTO TUTTO HASSAN SABBAH. NON C’E’ NESSUNA PAROLA DA TEMERE. NON C’E’ NESSUNA PAROLA. QUESTO E’ TUTTO TUTTO TUTTO HASSAN SABBAH. SE VOI IO CANCELLIAMO TUTTE LE VOSTRE PAROLE PER SEMPRE. E LE PAROLE DI HASSAN IO PURE CANCELLO. ATTRAVERSO TUTTI I VOSTRI CIELI GUARDATE LA SCRITTURA SILENZIOSA DI BRION GYSIN HASSAN SABBAH. LA SCRITTURA DELLO SPAZIO. LA SCRITTURA DEL SILENZIO. GUARDATE GUARDATE GUARDATE”
(William S. Burroughs – Allen Ginsberg, Lettere dello Yage, Milano, Sugar, 1967; pp. 100-101).
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“QUALSIASI MONDO ASCOLTATE LE MIE ULTIME PAROLE. ASCOLTATE TUTTI VOI CONSIGLI DIRETTIVI SINDACATI GOVERNI DELLA TERRA. E VOI POTENZE DI POTERE DIETRO QUELLE LURIDE TRATTATIVE FATTE IN QUELLE LATRINE ALLO SCOPO DI IMPADRONIRVI DI CIO’ CHE NON VI APPARTIENE. PER VENDERE IL TERRENO DI SOTTO I PIEDI NON NATI. ASCOLTATE. CIO’ CHE HO DA DIRE VALE PER TUTTI GLI UOMINI IN QUALSIASI LUOGO. RIPETO PER TUTTI NESSUNO ESCLUSO. GRATIS PER TUTTI COLORO CHE PAGANO. GRATIS PER TUTTI COLORO CHE PAGANO IN DOLORE.