
Questo è ciò che apparirà in copertina di “Pianetica”, il libro a cui abbiamo lavorato, attendendo all’opera con molte meditazioni, lo scrittore e filosofo Pino Tripodi e io. Di cosa si tratta? E’ un saggio? Sì. E’ un tentativo di poetica? Sì. E’ una narrazione? C’è anche narrazione all’interno del testo. Possiamo dire che il passo di inizio è stato questo: la considerazione che la politica è, se non finita, almeno sfinita; la generazione del sostantivo e aggettivo “politica” avviene da un nucleo radioattivo che pone i suoi esordi teorici e pratici nella suprema lingua greca, derivando dalla pòlis, ovverosia la città, e indicando un regime di relazioni che garantisce sopravvivenza e vita attraverso l’innesto dell’individuo in collettività o, per come ne dice Aristotele che ne è uno dei codificatori, addirittura costituendosi come cifra indifferentemente genetica e culturale dell’intera specie umana. Questo è stato il passo di partenza. Questo spiega l’origine della parola “pianetica”. In fitti, continui, costanti e saltabeccanti incontri, in dialoghi appassionati e per intensità a noi care, il discorso è emerso, prendendo le parole e le idee, spingendole oltre il meridiano zero della filosofia, la quale è tutto. Tale, dunque, l’ingaggio, tale la materia. Ha esorbitato, è andata oltre l’idea di sistema. Ogni dialogo depositava in capitoli ardui, in tappe della repubblica di Pianetica. Così è venuto facendosi un testo. Abbiamo pensato di proporlo. La copertina interroga: cos’è questa *cosa*? “Pianetica”, anzitutto, è due scritte o una sola? E’ un marchio o un titolo? Per caso è il logo dell’editore? O forse è il nome dell’autore? Questa “Brillo box” è un libro secondo quali canoni? Perché hanno fatto così? Perché non hanno fatto cosà? Intanto, appunto, la copertina. Questo è il primo di una serie di post che appariranno presso il mio account Facebook, che sarà totalmente dedicato a Pianetica fino all’uscita del libro omonimo, prevedibilmente a inizio anno. C’è da raccontare la scelta e la mossa editoriale: “Pianetica” non uscirà infatti né per un editore né autoprodotto. Sarà disponibile in cartaceo e non in digitale, attraverso le piattaforme e nelle librerie che vorranno ordinarlo. Poi c’è da dire di chi ha creato la scritta “pianetica” e perché la ha interpretata in questo modo. Poi ci sarà da dire delle copie numerate: saranno numerate, ma non saranno numerate. Poi bisognerà dire del sommario, che è una summa, ma non si sa di quali cifre, però costituendo un testo a se stante. Quindi si dirà della fatica di fare così, della bellezza entusiasmante di fare così. Inoltre bisognerà vedere dove finisce e leggere il testo di quarta di copertina, che non lo è, perché è altro, esula e si intrude e si rende autonomo. Oltre tutto bisognerà dire anche della cosmotica. E della mailing list che non lo è affatto, pianetica.org, attraverso cui si distribuiscono testi che si autodistruggono rimanendo. Ecco, questo era ed è e sarà il passo d’inizio, l’incominciamento del gesto. Benvenute benvenuti in Pianetica, non abbiamo da vendervi nulla, poiché ci avete già donato tutto.
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