Tre citazioni da Victor Hugo

 “Sognare il prolungarsi indefinito delle cose defunte e il governo degli uomini per mezzo dell’imbalsamazione, restaurare i dogmi in cattivo stato, ridare l’oro ai sarcofaghi e l’intonaco ai chiostri, ribenedire i reliquiarî, rimettere a nuovo le superstizioni, riaccendere i fanatismi, rifare il manico all’aspersorio e alla sciabola, ricostituire il monachismo e il militarismo, credere alla salvezza della società per mezzo della moltiplicazione dei parassiti e imporre il passato al presente, sembra cosa strana; eppure, si trovano dei teorici per codeste teorie. Quei teorici, del resto gente di spirito, hanno un procedimento semplicissimo: applicano sul passato una vernice che chiamano ordine sociale, diritto divino, morale, famiglia, rispetto degli avi, autorità antica, santa tradizione, legittimismo e religione.

da “I miserabili”, Garzanti, trad. di R. Colantuoni.

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“Dio fornisce materia alla critica. Egli non è sobrio. E’ ridondante, frenetico, sconveniente; qui il nano, là il gigante, contemporaneamente; egli è enorme, non manca di nulla. Abusa dell’abisso e del prisma. Tutto: è troppo. Il suo sole va fino al gongorismo: luce eccessiva. Sì, Dio è veramente ineguale: qui la Siberia, là la Senigallia: dappertutto l’antitesi!”

da “L’arte di essere nonno”, Ortica editrice, trad. A. Castaldo

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“Dal punto di vista purarnente letterario, pochi studi sarebbero più curiosi e fecondi di quello del gergo. È tutta una lingua in una lingua, una specie di escrescenza morbosa, un innesto malsano che ha prodotto una vegetazione, un parassita che ha le radici nel vecchio tronco gallico ed il cui fogliame sinistro s’arrampica su tutto un lato della lingua. Questo è ciò che si potrebbe chiamare il primo aspetto, l’aspetto volgare del gergo; ma, per coloro che studiano la lingua come va studiata, ossia come i geologi studiano la terra, il gergo appare come una vera alluvione. Secondoché vi si scava più o meno avanti, si trovano nel gergo, al disotto del vecchio francese popolare, il provenzale, lo spagnuolo, l’italiano, il levantino, la lingua dei porti del Mediterraneo, l’inglese e il tedesco, oltre alla lingua romanza nelle sue tre varietà del romanzo francese, del romanzo italiano e del romanzo romanzo, oltre al latino e, finalmente, al basco e al celtico: formazione profonda e bizzarra, edificio sotterraneo eretto in comune da tutti i miserabili. Ogni razza maledetta ha deposto il suo strato, ogni dolore ha lasciato cader la sua pietra, ogni cuore ha dato il suo ciottolo. Una folla d’anime cattive, basse o irritate, che hanno attraversato la vita e sono andate a svanire nell’eternità, son lì quasi intere, ed in certo qual modo ancor visibili, sotto la forma d’una parola mostruosa.”

da “I miserabili”, Garzanti, trad. di R. Colantuoni.


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