Dopo “Sollevamento di un corpo” (leggibile qui), la poesia che apre lo straordinario libro del 1991, che il poeta francese François Boddaert pubblicò presso le edizioni Le temps qu’il fait

ERPICE SOLLEVATO, DEDICATORIA
Ai corpi,
corpi nudi di passaggio,
grandi corpi sul loro prolungamento.
La rigidità è sostanza di oblio.
Coloro che seguirono, accompagnarono
(compagni del desiderio vivace),
sostennero i cadaveri mobili, poi se ne andarono.
Chi non ha un diario da leggere o commentare,
il suo cane che vuole pisciare?
Ma le spoglie,
mutate nel silenzio oratorio e malinconico del morire,
quale voce le onora —
fa forse dono di un pensiero, per esempio?
È come un erpice sollevato, abbassato, bloccato,
contro cui si urta nella notte piena,
chiamando l’altro lato del mondo
dove i nostri corpi un poco danzano.
Ai corpi simili.
HERSE LEVÉE, DÉDICATOIRE
Aux corps,
corps nus passants,
grands corps sur leur prolonge.
La raideur est substance d’oubli.
Ceux qui suivirent, accompagnèrent
(compagnons du désir vivace),
étayèrent les cadavres mobiles, sont partis.
Qui n’a son journal à lire ou commenter,
son chien qui veut pisser ?
Mais les dépouilles,
muées dans le silence oratoire et mélancolique de mourir,
quelle voix les honore —
fait offrande d’un souci, par exemple ?
C’est comme herse levée, baissée, bloquée,
et qui vient s’y cogner à la nuit pleine,
sommant l’autre côté du monde
où nos corps dansent un peu.
Aux corps semblables.
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