
Dal 18 ottobre 2023, pubblicato per Bompiani, esce il nuovo romanzo, cioè YARA. Il true crime.
Tutti i materiali inerenti il libro, presentazioni multimedia recensioni interventi partecipazioni, sono leggibili o visionabili a questo link.
YARA. Il true crime è un romanzo che si propone come true crime atipico, in quanto eminentemente letterario, secondo i canoni di epica, tragedia e lirica. Non ha nulla del cronachismo giornalistico o del saggismo investigativo o documentario. Tantomeno propone qualcosa di documentale. Non c’è proprio ambizione di illustrare o, peggio, di *rivedere* il caso (questa terminologia orrenda…) che ha per vittima la tredicenne Yara Gambirasio, di Brembate di Sopra, scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita esattamente tre mesi dopo, in un campo a Chignolo d’Isola, a pochi minuti dal paese d’origine. Il tentativo in scrittura è di tutt’altro genere: finzionale nel senso della ricerca morale e metafisica che riguarda questo evento criminale, uno spartiacque per il Paese (ma non soltanto per questo Paese), dove tra indizio e prova ci si perde in abisso, mentre l’oscenità mediatica inaugura una stagione completamente trasformata, con l’avvento del digitale. Ogni terapia è portata allo zero. La ricerca del colpevole prende i contorni di un’indagine inflessibile costretta a flettersi nel tempo e nello spazio. Riporto qui di seguito il testo dell’aletta del libro Bompiani: “Il 26 novembre 2010, a Brembate di Sopra, poco lontano da Bergamo, una ragazzina esce di casa per andare al campo sportivo. Non farà mai ritorno. Di lei non si sa più nulla per tre mesi esatti: il 26 febbraio 2011 viene ritrovata in un campo, priva di vita. Dal giorno successivo alla scomparsa ha inizio un’indagine senza precedenti per i metodi scientifici messi in atto, per il clamore mediatico, per il dispiegamento di energie civili e militari, per la quantità di svolte investigative. Nel giugno 2014 la procura arresta un uomo, poi condannato all’ergastolo. Nei luoghi di questo dramma, di lì a pochi anni, si manifesta l’esordio in occidente della più virulenta epidemia dei tempi moderni, proprio dove si è organizzata la più vasta campagna di tamponi molecolari per individuare l’origine delle tracce genetiche trovate sugli abiti della vittima. Mentre per le valli risuona un’antica filastrocca che narra di una principessa uccisa dal conte di cui aveva rifiutato le attenzioni, il tempo e lo spazio sono scanditi dal nome di Yara: perché al centro di tutto c’è lei, Yara Gambirasio. Con la sua innocenza assalita dai fiumi di parole dei massmedia. Perduta in un intrico più grande dei nostri pensieri. Eppure, per sempre, Yara, con il suo sorriso che entra nella memoria collettiva e chiede salvezza. Sono questi alcuni fili della ragnatela di significati e misteri che fa della storia ricostruita in queste pagine una delle più impressionanti allegorie del nostro tempo. Un tempo tragico, vorace di vite altrui, pronto a esultare di fronte all’esposizione del dolore e della colpa, al quale Giuseppe Genna dà voce in modo potente, allineando sulla pagina dettagli con ossessiva precisione. Questo romanzo è, così, una plastica rappresentazione del nostro fallimento civile e un dolentissimo requiem per la limpidezza che, insieme a Yara, abbiamo perduto per sempre”.
Lo scrittore tragediografo non è previsto nell’orizzonte degli eventi. Vi incombe. Questo è il suo delitto, la sua vergogna, il suo castigo.
[Queste ultime parole, in risposta alla prima recensione uscita a proposito di YARA. Il true crime, su La Lettura del Corriere della Sera, una lettura in anteprima da parte di Daniele Giglioli, leggibile a questo link e a cui vorrei articolare una risposta nei prossimi giorni]
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