Ciò che costringe a barrare l'espressione romanzo, nel caso di ciò a cui sto lavorando, non è il fatto che io non racconti o non narri. Sono due le ragioni, intimemente legate, per cui miro non al romanzo ma al libro. La prima ragione, esposta nelle precedenti meditazioni, è che non si può finzionalizzare la …
Arrivare a Uwe Johnson e tornare indietro
Il protocollo narrativo più adatto per il nuovo romanzo a cui mi accingo a lavorare sarebbe Uwe Johnson: l'Uwe Johnson degli Jahrestage (per ora, presso Feltrinelli, sono usciti i primi due volumi, col titolo I giorni e gli anni), cioè quel creatore autentico del Moby Dick europeo in cui, al Vecchio Testamento, si sostituisce Benjamin. …
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Il Grande Inquisitore è Vuoto
Al centro del nuovo libro, a cui sto alacremente lavorando (ma anche sconsolatamente, causa la massa di pagine in cui mi devo ancora immergere: per studiare e per succhiare soltanto orrore, disgusto, constatazioni sulla fine dell'Umanesimo occidentale che scuote a tutt'oggi il mio tempo e il mio luogo), ci deve essere un discorso: un monologo …
Al posto dei generi, le dinamiche e le potenze
Perché sono così angosciato nell'affrontare e lo studio e la stesura del romanzo a cui sto lavorando? Per due motivi. Da un lato l'immensa materia storica, davvero sconfinata, che mi travolge con il suo orrore: l'uomo che dovrebbe inventare e lavorare sull'immaginario si trova invenzione e immaginario schiacciati dalla Storia, non solo materialmente, ma soprattutto …
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Il nuovo libro: non spiegare il Male, farlo vedere
Si delinea sempre di più l'orizzonte sconfinato e abnorme, il gorgo infinito di terra e dolore su cui devo lavorare per estrarre il letame della Storia e i poveri corpi annullati, per comporre il romanzo per me impossibile, perché sono a contatto con la potenza del tragico che assume una configurazione opposta a quella della …
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L’obbiettivo: sorprendere Aristotele con le sue stesse parole
E' quasi fatta: tra pochi giorni sarà ufficializzato il fatto che devo lavorare a romanzo più difficile a cui io abbia pensato. Tragedia e romanzo, romanzo che si annulla perché il suo oggetto è una storia che va allo zero mentre, proprio storicamente, intraprende un climax inarrestabile. Ricorro ancora una volta alla Poetica di Aristotele: …
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Rimeditare: Szondi e il ‘Saggio sul tragico’
Ripropongo, a proposito del romanzo "tragico" a cui sto lavorando (un tragico che istituisce per esigenza una forma di canone differente da quello imposto dalla tragedia classica o elisabettiana o comunque post-aristotelica) un intervento trapassato, apparso sui Miserabili. Avendo a che fare con un centro vuoto di una vicenda che è tragica senza che lo …
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Tragico classico, nuova tragedia: cosa devo fare
Più trascorrono i giorni e più, nelle turbinose brume esistenziali che attraverso in questo periodo, nel nero più cupo mi perdo a pensare a un nero ancora più cupo, che è l'oggetto narrativo prossimo venturo su cui sto riflettendo: non l'iper-romanzo che impiegherò quattro anni a pensare e a scrivere, ma un romanzo che uscirà …
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L’insondabile opera da compiere: stracciare Aristotele
Le righe che seguono sono tratte dalla Poetica di Aristotele (1, 4 e 9) e mettono sul piatto il problema che devo affrontare nell'intraprendere (dopo lo studio e la meditazione dell'immensa materia) un libro, a cui ho accennato, che mi pone gravissimi problemi drammaturgici e di rappresentazione: "L’epopea e la tragedia, come pure la commedia …
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Grazie, sorelle
Poiché il progetto a lungo termine (tra i 3 e i 4 anni), di cui a precedenti meditazioni (qui, qui, qui, qui e qui) procede innalzandosi a uno stato di immaginazione omogenea e continua e sottile, è dato accennare che ho cominciato a lavorare su un libro immane, a cui da anni penso e intorno …