[Se interessate interessati al corso di scrittura, che terrò presso la libreria Egea a Milano, da ottobre a dicembre, questo è il sito dedicato e qui sono reperibili moduli per info e iscrizioni. In questa sezione, tutti i materiali di riflessione proposti.]
Tempio letterario del fantastico, il “Gordon Pym” di Poe è un maelstrom che mira all’occhio gravitazionale interno: mira a sfondare, a ridurre allo zero polare tutto il racconto. La traversata marinaresca a cui si sottopone il protagonista viene distrutta con un duplice finale: un’esperienza dell’inoltramento inaudito, che ricorda l’agone problematico che Kafka affronta nel suo supremo romanzo “Amerika” – mentre il grande praghese risolve con l’esperienza metafisica del “Teatro di Oklahama”, il grande americano dipinge la dissoluzione, sempre secondo le tonalità del metafisico, andando a rovesciare tutto, dallo sguardo al clima alle apparizioni di non-personaggi, tra urla indecifrabili, che portano ben al di là della semplice onomatopea. L’avventura di Edgar Allan Pym è uno dei momenti di oltranza assoluta del letterario. Ecco l’ultimo capitolo del libro di Poe, a cui segue un ulteriore finale, qui non riportato, in forma di nota enigmistica, di decifrazione razionale dell’irrazionale… GG
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