“Sondaggio accusa: siamo i più razzisti d’Europa” sottotitola Repubblica on line. Con questa sostanza ho a che fare da quando sono nato: certamente il razzismo e insieme l’incomprensione di dove sei e dove stai e del fatto che inveri la cosa che vorresti “attaccare” e in realtà abbattere e farla morire e sparire per sempre. Chi sarebbe il “noi” di quel “siamo” che compare nell’annuncio del sondaggio? Gli italiani? Che è?, una razza, forse? Non comprendere nulla: nulla di nulla. Vent’anni e passa di antiberlusconismo fatto così, sempre strategia fondate sull’infondatezza, non comprendere mai che, se si sbaglia la premessa, allora tutta l’opera sarà virata a reificare quello che si intende essere l’avversario; e sparare (proiettili di immagini, di carta, di pixel, di suono, di metallo anche arricchito) in base a una comprensione del tutto supposta e immaginaria e oggettivamente distorta e smentita dai fatti sempre: nella politica, nel “discorso” sulla letterature e sui modi e sugli stili e sulle forme e sulla storia. Tutto questo, per non stare qui ora. Il qui e ora te lo faccio vedere io, con la medesima fotografia che piazzi sopra il sottotitolo: chi ha scattato questa foto? Il suo sguardo dall’esterno cosa intendeva fare? Testimoniava? Era inerte? Era preassassino? Eccolo, non ci vuole tanto, il qui e ora, i corpi della grande migrazione che dall’inizio della specie determina la specie stessa, quella lotta tra territorio e sopravvivenza, quell’ansia e quel panico, quella esplorazione delle possibilità: la vita umana sul pianeta Terra. Questo domopack che ricopre i corpi viventi, già dormienti, e i pericoli, che provengono dalla specie stessa (chi ti spinge e chi ti respinge), è della stessa sostanza della tela a vento solare che sta facendo le prove nel cosmo affinché la grande migrazione assuma un livello altro e sempre medesimo. In tutto ciò qual è la costante? Che ci siamo, ci siamo stati, ci saremo, prima non c’eravamo e poi non ci saremo più. Davvero non c’eravamo e non ci saremo più?
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