La morte di Sebastiano Vassalli rende tangibile e periferica, poiché non esisteva più alcuna centralità della figura autoriale in questo tempo a detta ripetuta dell’autore de “La chimera”, la meditazione sull’assenza di crucialità della prosa italiana negli ultimi decenni. Non esiste nessun prosatore italiano all’altezza di ciò che può definirsi cruciale. Chi ha inteso che la prosa non sia poesia, a conti fatti, determina questo stato di cose e l’inatteso e fulmineo exitus di Vassalli funge da riassunto di una situazione linguistica, stilistica, artistica e intellettuale che ha raggiunto uno stato di pandemia avanzatissimo e pernicioso per tempi che furono umanistici e non lo sono più. Resta soltanto la poesia e la constatazione che la lingua italiana è poesia, un passo prima dell’imminente futuro privo di parole, che sarà la comunicazione tra stati mentali non verbali e allora lo stile sarà altra cosa.
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