Tramatura di logica spietata e umano caos, il romanzo storico di Giuseppe Pantò è un esempio di letteratura affrontata per strutture combinatorie e serie di Fibonacci che stressano il genere. Di questo autore schivo e milanese, qualificazioni usualmente ossimoriche, mi pareva notevole “Il cerchio del diavolo” (romanzo edito per Rizzoli: http://bit.ly/1SbhwPo), per appassionante ricerca storica e abilità nell’incastro, capacità di controllo dell’arco narrativo e ficcante tempistica nell’inserire svolte sorprendenti. Questa pubblicazione, targata Historicaservizi Editoriali, è ugualmente appassionante: ogni capitolo, una mossa scacchistica, con l’intreccio che domina sullo stile e la possibilità di evadere dal mentalismo di tante operette comiche e paraletterarie che avanzano con saccenza l’ipotesi di essere suppostamente stilistiche. C’è Valerio Evangelisti che, da anni, ha svolto per tutti questo mestiere di pulizia e di apertura del fantastico che coincide con lo storico. Sul piano realmente linguistico è, a mio modestissimo parere, il romanziere Vittorio Giacopini, a portare avanti questo lavoro di critica fantastica alla percezione (o all’assenza di percezione) storica. La competenza compositiva e la capacità di trasformare la lettura in esperienza immersiva fanno di Giuseppe Pantò un autore su cui puntare, in questo mondo di devastazioni sottoculturali: si scrive anzitutto così, il romanzo; poi viene la poesia; poi la morte, che è vita.
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