Certe coetanee coltivano colloidalità. Hanno giuocato con la Barbie disconnessa, erano quei tempi di cose solide di una plastica dura impenetrabile con delle gomme negli arti che potevano muoversi, erano così, con degli snodi anatomici dove snodavano delle articolazioni, i ginocchi, con un nervosismo di certe molle morbide di un nerbo segreto mai evidenziato dallo scorticare loro, delle coetanee ai tempi, le gambe braccia di queste Barbie stranamente morbide, stranamente occhi, azzurri con un nero di vernice dentro, a fissare le bambine bambini che erano lì a sentire questa colla di erotismo senza connessione elettrica di device iphone, senza elettricità, non è retroilluminata, la Barbie, allora stavano tutte sul pube liscio, di specie altra non umana inenarrabile, o lo sai o non lo sai, ?, accadeva così: pube liscio privo dell’organismo sessuale fatto di strani grappoli di ovulazione dentro, ma sopra, dentro nel buio, con del sangue a uscire in questo canale fatto a forma di toro stilizzato delle ovaie utero, gravissimo toglierlo, per i frequenti tumori, dovuti alla chimica di tutti noi coetanei che abbiamo assorbito, a particelle, a miliardi, depositatesi nelle circomvoluzioni cerebrali in sottostrati influenzando tutto, dalla carta automatica di alluminio del Philadelphia, città serissima statunitense incredibile azzimata dove si compiono decisioni secondarie ma serie, così via al DAS fatto di un alluminio eternit a fibre cancerogene che mirano alle ovaie, le Barbie automatiche di una plastica avversaria dell’alluminio, pronta a vincere, con questo pube liscio grande come un turbante tra una coscia e l’altra e anche le anche, a colloidare il turbamento mieloso di una ape regina dedita al sesso sempre, lento, crepuscolare, con una luce di goccia preserale attonita ma che sa tutto e ti strizza l’occhio, a te coetanea, che provi un piacere immenso diluito tanto, di origine ignota in quel pube che non è liscio, tumido, vaporoso nella fantasia lenta e dilatata di una plastica colloidale molle tipo mou o Bostik ma marroncino ambrato, nella misteriosa adornata di strane scarpe erotiche per incedere bambola, andando in bambola, prima del confronto con l’altro pube sempre nascosto da mutande con grande elastico stile Armani, ma dopo, di Big Jim e non Ken che è troppo liscio, recente, viene troppo dopo, non c’è, non ha, personalità, Big Jim invece, un erotismo di sfregamento che insiste pubico, puberale, un potlach, un pube in cambio dell’altro, una fantasia antropica, una preinstallazione, un format eterno, finché ci sei tu, una coetanea erotica in formazione tumida e lentissima, super-interessante, super interessata a questo dilatare di telefono della doccia lì, i getti lì, ma il telefono della doccia è cosa di ricchi, è di ricchezza, ma ti accade, spruzzi a stimolare, per capire comprendere tutelare, andando fuori in questo dentro inauditamente, in erotismo prescolare o alle medie inferiori, alle superiori, olfattivamente rendendosi conto della tua materia lutea, pazzesca, con i film che cerchi che accompagnano totalità di te che stai pensando e sentendo che non è pensare, non si guarda ma si sente, è così. E’ così.