E’ accaduta una cosa incredibile e da me del tutto imprevista, nei tempi che viviamo. Riguarda la letteratura, quindi sarà secondaria per molti. E’ da circa un decennio che non vedevo un riconoscimento tanto alto e intenso come quello che il critico Massimo Onofri ha testimoniato, nell’apertura di Avvenire, a un lavoro così alto e intenso come quello che Andrea Morstabilini ha pubblicato presso il Saggiatore: il romanzo “Il demone meridiano”. Si tratta di uno dei libri più decisivi di questi ultimi anni di lingua italiana. Onofri non compila una recensione: stende un saggio, identifica un’intera poetica, fenomenologizza una linea letteraria, coglie tutto e lo rilancia. A mio parere, ed è ovvio in quanto ne sono l’editor, il libro di Morstabilini è non raggiunto attualmente nel licenziamento di un intero patrimonio linguistico e di immaginario, ovvero dell’intero stilismo che procede da Dante e Petrarca fino a Leopardi e Carducci e Pascoli (e, se si vuole, Carmelo Bene), insieme alla tradizione che dalla tragedia elisabettiana ingenera il romanticismo e, quindi, la sua derivazione gotica. A chi fosse interessato alla letteratura autentica e, di conseguenza, al più autentico tentativo non di mediazione, ma di riflessione profondamente teorica, consiglio la lettura del microsaggio di Onofri (leggibile con un clic qui) e della narrazione di Morstabilini: siamo a livelli infernali e limbici e paradisiaci, cioè a quelli normali per una disciplina artistica complessa e veritativa, che si estende in teoria e pratica, in prosa e in poesia. Bentornata, letteratura.