Oggi il “Corriere della Sera” dedica un articolo alla mia collaborazione con Amat, l’agenzia del Comune di Milano, che è una sorta di centro studi sull’ambiente, la mobilità e il territorio. Sono grato a Maurizio Giannattasio per questo articolo, che affronta la questione della transizione ambientale, le cui deleghe ha fortissimamente voluto tenere per sé il Sindaco, Beppe Sala. Devo confessare la mia gratitudine per il fatto che un intellettuale sia chiamato a occuparsi del più imprescindibile mutamento di paradigma sociale di questo tempo. L’uscita del film “Alice e il Sindaco”, attualmente in sala, mi aveva già ispirato questa riflessione. In effetti il Corsera qualifica come “green” un àmbito in cui la questione ecologica va di pari passo a quella sociale, della cui progettazione e comunicazione vado a occuparmi. La transizione ambientale non prescinde dal dispositivo sociale, storico ed economico. Gli stili di vita sono chiamati a un cambiamento radicale. Le fasce più povere rischiano di sostenere il costo immane di un simile salto quantico. Se proprio dovessi connotarmi, impegno più uno sguardo “red” che “green”: il punto è infatti scoprire soluzioni e progettualità sociali, per trasformare in ricchezza collettiva la partecipazione alla transizione che la città, il Paese e il pianeta devono affrontare. Mi permetto un’unica notazione, rispetto all’articolo: non sono e non mi sento un’eredità di Elly Schlein, leader che amo incondizionatamente e che ho avuto l’onore di conoscere e intervistare. Un intellettuale sono e rimango: autonomo, nel desiderio di offrire il proprio sguardo e le proprie idee e le proprie competenze al servizio della comunità.