Forget domani
Andrea Baiani – L’Indice
“Dagli anni Cinquanta alla fine dei Novanta, a detta delle due menti che sono in questo libro in reciproca metastasi, l’Occidente ha vissuto una propria storia ufficiale, che non coincide affatto, bensì si interseca in continuazione, con una miriade di controstorie segrete o quando, evidenti e palesi, relegate all’incoscienza collettiva. Una massa di questa infinità di controstorie è ciò che denominiamo Lounge”.
Le due menti sopracitate sono Giuseppe Genna e Igino Domanin, gli anni Cinquanta e i Novanta sono ovviamente quelli dello strematissimo secolo scorso, l’Occidente lo conosciamo, e il libro così postfatto è Forget domani, secondo volume del nuovo corso di peQuod ad andare in libreria nel 2002, dei due autori che firmano il frontespizio Giuseppe Genna è sicuramente il più conosciuto al pubblico dei lettori: si guadagna il pane collezionando elogi e bastonate sulle pagine letterarie del portale clarence.com, e pubblicando libri (Catrame, Assalto a un tempo devastato e vile; Nel nome di Ishmael). Igino Domanin è meno noto, ma ugualmente da annotare: è ricercatore di Filosofia Teoretica, impazza anche lui sul www di clarence e per Mondadori ha pubblicato il saggio Il web sia con voi.
Insieme, tra le pagine di Forget domani, danno vita a un singolare cortocircuito di neuroni e alfabeto, una scorribanda adrenalinica tra le storie più o meno ufficiali dell’ultimissimo trancio di millennio e soprattutto tra i volti che ne hanno disegnato la faccia. Dal gesto atletico di Zinedine “Zizou” Zidane a Piero Angela, da Amedeo Nazzari al crollo delle Torri Petronas di Kuala Lumpur, da Frank Sinatra a Pelè. Tutto finisce shakerato nella prosa muscolare dei due autori, che si alternano tra le pagine in una costante ibridazione saggistico-narrativa, cui già lo stesso Genna ci aveva abituato con Assalto di un tempo devastato e vile (peQuod, ora Mondadori). L’Apoteosi Lounge (“una superficie in cui fiorisce la luminosità dell’effimero”) si alimenta, riga dopo riga, e si configura come il più ambizioso dei progetti: “È come se avessimo da tempo immemore covato una segreta ambizione; la massima e più prometeica tra quelle a disposizione della fantasia umana: rappresentare una psiche larghissima, in perenne deflagrazione, l’universo mentale in continua contrazione ed espansione”.
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Le controstorie segrete dell’Occidente
Il ritratto della metafisica lounge? 50 anni di effimero
Giampaolo Serino – Campus
“Il Lounge? È una categoria dell’idiozia che ben rappresenta ciò che tutti noi siamo diventati: dei Buddha che hanno raggiunto l’illuminazione catodica”. Così la pensano Giuseppe Genna e Igino Domanin su una moda che, partendo dalla musica, è diventata uno stile di vita. Genna, autore di noir come Catrame e Nel nome di Ishmael e del saggio narrativo Assalto a un tempo devastato e vile, e Igino Domanin, ricercatore di Filosofia Teoretica a Milano e autore del saggio di metafisica lounge Il web sia con voi, sono convinti che, dagli anni Cinquanta alla fine dei Novanta, l’Occidente abbia vissuto una propria storia ufficiale, che non coincide affatto, bensì si interseca in continuazione, con una miriade di controstorie segrete o, quando evidenti e palesi, relegate all’incoscienza collettiva: “Una massa di questa infinità di controstorie è ciò che noi denominiamo Lounge. Una pellicola di iridescenza, una superficie in cui fiorisce la luminosità dell’effimero, un buco nero che attrae verso il proprio nulla l’intera pesantezza del mondo: questo è il Lounge di cui scriviamo e di cui, con tutta probabilità, continueremo a scrivere”. Non a caso il punto di partenza di Forget domani è un passo di Vineland di Thomas Pynchon: “In uno stato di presonno e di osmosi narcotica, bambini in ipnosi ascoltano la scansione dell’etere alla radio, stazioni e onde sonore che si accavallano, fluiscono, ritornano, inebetiscono”. “Come quella scansione in stato di necrosi fluida delle capacità cognitive, il Lounge”, spiegano, “penetra la percezione e spalanca un territorio eterogeneo. Perché il tempo del Lounge è l’eterno presente protratto fabulisticamente”.