Terminata la “scaletta” del romanzo, il romanzo cresce

x2.jpgE’ finalmente terminata, grazie a due settimane di impegno intellettuale pesantissimo e senza la minima sosta (l’esperienza cerebrale ed emotiva più colossale e dolorosa che abbia compiuto nella mia vita; e ciò in giorni privatamente sofferti e sconcertanti, tra i più perturbanti della mia esistenza…), la “scalettatura” del romanzo.
Il risultato è costituito da tre fogli bristol, scritti in verticale davanti e dietro, capitolo per capitolo, annotati con minuta scrittura che ne fanno tre steli di Rosetta su carta. Il totale delle scene, ognuna delle quali rimanda a riletture di porzioni di una decina di libri che ho scelto come guida, è un numero imbarazzante: 96 – di meno non era possibile fare. Sarà necessario, in sede di scrittura, tagliare molto, concentrare rimanendo chiari, poiché l’Editore mi richiede un libro non da 900 pagine (che sarebbe la statura naturale di un’opera come quella che mi accingo a scrivere), ma della metà. Alcune delle scene risulteranno brevi o brevissime, ma ci sono parti che hanno richiesto una strutturazione complessa, pari alla complessità storica del momento preso in esame.
In questa fase di riassunto e strutturazione si è spesa la massima componente inventiva: che risiede nel taglio dello sguardo lanciato sugli eventi. Adesso si tratta di mettere in azione le bambole robottiche che pervadono il libro, e gli umani che lo affollano. Si è tentato, utilizzando l’invenzione attraverso modalità di sguardo, di mantenere coerente, in maniera tenace, la poetica e la retorica elaborata nell’officina pubblicata su queste pagine. La mia personale poetica, di ascendenza hugoliana, è confinata in due scene fondamentali e centrali, dopo la metà del romanzo. Una scena/non-scena, difficilissima da redigere per il sommovimento di orrore (e più e meno che orrore che è intrinseco all’evento affrontato) è già stata completata.
Il libro, dunque, è cresciuto. Tra poche ore inizierà la stesura.
E’ la cosa più orripilante e difficile che mi sia mai capitato scrivere.
E, ultima e periferica tra le considerazioni che riguardano la scrittura di quest’opera, è un attacco alla letteratura: alla sua quintessenza criminogena, al fantasma che dorme nascosto tra le lettere, i nomi, le forme e ritmi,che origina l’orrore.
Il soggetto si va svelando (da infante, nell’immagine, è passato a cinquenne): lo sarà del tutto al momento opportuno, quando lascerò defluire uno tsunami di considerazioni puntuali sulla specifica materia e il soggetto fondamentale di cui il romanzo tratta.

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