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E’ uscito il n° 12 di Nandropausa, il digesto di recensioni che i cinque membri del collettivo Wu Ming regalano ai loro lettori. Sono in cinque, ma non si capisce da dove traggano le energie per stare dietro all’immenso tour Manituana (l’ultima loro creazione, uscita per Einaudi, tuttora in classifica e da poco scaricabile gratis in digitale; prossimamente, su queste pagine, un intervento circa “il soprannaturale in Manituana“), al secondo livello del sito dedicato alla saga epica, vivere una vita personale e leggere con un acume assoluto quanto di importante le librerie eiettano negli ultimi mesi. Nandropausa 12 si occupa di Marco Amato, Una bomba al cantagiro [WM1]; Saverio Fattori, Chi ha ucciso i Talk Talk? [WM1]; Giancarlo De Cataldo, Nelle mani giuste [WM5, WM1]; Gianni Biondillo, Il giovane sbirro [WM1]; Massimo Carlotto-Francesco Abate, Mi fido di te [WM2]; E.L. Doctorow, La marcia [WM4]; Francesco Fagioli, Un certo senso [WM2]; Federico Ferrari, All’ombra di Sgt. Pepper [WM5]; Marilena Moretti – Peppo Parolini, Dal basso dei cieli [WM3]; Letizia Muratori, La vita in comune [WM1]; Lello Voce, Il Cristo elettrico [WM1]; Kai Zen, La strategia dell’Ariete [WM2]. E anche di Medium del sottoscritto, con letture che definire lucide e partecipative è poco. Ringrazio il collettivo e riproduco i due segmenti della recensione, opera di WM1 e WM5. gg
[WM1]
Abbiamo già esplorato in due occasioni la poetica, le poetiche di Genna. Questo libro è diverso. Non soltanto perché è un romanzo che in libreria non troverete (*). Questo è il libro della morte del padre.
E’ la sera dell’1 gennaio 2006 quando un collega mio e di Genna riceve una telefonata. Ha trascorso la notte di capodanno in casa, vegliando sulla prole che dorme placida, rileggendo Il conte di Montecristo in una curiosa edizione abrégée, due volumetti da lire 300, “Le edizioni del gabbiano, Roma”, 1966. Pagine gialle e macchiate, impaginate a due colonne strette, carta che fruscia sotto le dita e odore di vecchio baule. Una festa dei sensi, meglio di qualunque party caciarone. Dettagli che, ovviamente, sto inventando di sana pianta.
All’ora di cena, a quello scrittore suona il cellulare. E’ Genna. «Sei la prima persona che chiamo, non chiedermi perché, non lo so. Mio padre è morto, l’ho appena trovato in casa sua, sul pavimento. Non rispondeva al telefono, ho sfondato la porta e l’ho trovato.»
Perché Genna chiama proprio il collega X? Forse per una libera associazione: il giorno prima X gli ha annunciato che trascorrerà il capodanno da padre, in casa. Poco dopo (o forse proprio in quel momento) un altro padre, in casa, moriva, senza poter trascorrere il capodanno in un modo o nell’altro.
(Dormendo. Aveva deciso di trascorrerlo dormendo. Stava per andare a letto quand’è sopraggiunto l’infarto.)
Le prime 39 pagine raccontano nei minuti dettagli la notte e il giorno trascorsi da Genna accanto al cadavere di suo padre. L’infarto ha tagliato corto, risparmiando al compagno Vito Genna mesi d’agonia per il cancro che lo stava morsicando, spolpando. L’autore ci racconta la burocrazia che avvolge d’assurdo le dipartite dei nostri cari, la carte da leggere e firmare, la necessità del vidimatur di un medico “necroscopico” (che arriva ed è una nana, come in un film di Lynch)…
Dopo il funerale, però, Genna abbandona questo piano e decolla per la tangente. Il viaggio nel passato del padre si tinge di paranormale, e passa per la riscoperta di Peter Kolosimo (1922-1984) e dei suoi presunti rapporti con la Stasi, il KGB e in generale il blocco dell’Est.
In questa materia io sono piuttosto ferrato. Kolosimo, il fantarcheologo/paleo-ufologo marxista degli anni ’70, è un pallino mio e di WM5, è stato argomento di conversazione per tutto il collettivo, ed è tuttora il tema di (lunghe) telefonate tra il Sottoscritto e Genna, tra WM5 e Genna, tra me e WM5 [si veda qui nell’ipertestualizzazione on line di Medium e qui per un’ulteriore influenza – gg].
Da ragazzino, di Kolosimo lessi quasi tutto. Libri come Astronavi sulla preistoria, Fiori di luna, Terra senza tempo, Non è terrestre… Kolosimo andava forte, vendeva tantissimo, i suoi libri erano tradotti in mezzo mondo, li vedevo nelle case di parenti e amici di famiglia. Allora non lo capivo, ma quell’uomo buffo stava facendo da supplente: in un periodo in cui, decretata la “morte del romanzo”, nell’editoria tirava di più la saggistica, Kolosimo travestiva da saggistica appassionanti romanzi popolari.
Inizio anni ’70: Kolosimo si presenta insieme alla moglie nella sede torinese di “Servire il popolo”. – Compagni, noi vogliamo renderci utili, cosa possiamo fare per la rivoluzione? – Prima ancora che i giovani presenti possano rispondere, Kolosimo afferra una ramazza e si mette a fare le pulizie!
Questo aneddoto mi è stato raccontato a pranzo, a Foggia, poco più di un mese fa. Il mio commento: – Che strano, Kolosimo che corteggia i maoisti. Lui era legato a URSS e Germania Est. Chissà, forse voleva destabilizzare l’ UCI(M-L) rintronandoli di storie sugli alieni!
Perché “legato a URSS e Germania Est”?
Perché non c’è libro in cui Kolosimo non faccia trepida, surreale propaganda sulle grandi acquisizioni tecnico-scientifiche del blocco orientale.
Perché non c’è libro in cui Kolosimo non menzioni o ringrazi questo o quel militare sovietico, o bulgaro, o tedesco dell’est.
Perché nelle note biografiche su Peter Kolosimo è scritto che, disertore dell’esercito tedesco (era studente a Lipsia), fece la resistenza nella Selva Boema e “fu uno dei primi partigiani che, fra Pilsen e Pisek, incontrò l’Armata Rossa”. Dopodiché, divenuto giornalista, “annunciò il lancio dello Sputnik I un mese prima di quella memorabile impresa” e “anticipò di parecchio il volo spaziale della prima donna astronauta, Valentina Tereskova”.
Da qui l’ipotesi letteraria: Kolosimo (un po’ come Orea Malià nel romanzo di Saverio Fattori) era l’arma soft, culturale, usata dal Patto di Varsavia per incasinare l’Occidente, ipnotizzarlo a furia di strampalate teorie sull’origine extraterrestre delle nostre civiltà etc.
Su questa pista si lancia il Genna di Medium. Il rapporto di Kolosimo con il socialismo reale è il sottotesto di tutto il libro. Il ricordo di Kolosimo accompagna il viaggio nel passato del padre, e più di metà del libro si svolge in Germania Est, tra fitte di acuta ostalgie alla Good Bye Lenin e momenti che sembrano presi da Osterman Weekend di Peckinpah.
Manco a dirlo, raccontare com’era la RDT offre l’occasione per interrogarsi sull’Italia:
Avevano paura della Stasi, ogni cittadino tedesco orientale taceva di sé e dei suoi per paura di trovarsi in presenza di un informatore Stasi, ma era oppressione più che terrore, senso di soffocamento. Quanto alle liquidazioni, agli assassinii e alle torture, nulla di diverso da quanto accadeva sottotraccia, senza mai salire alle ribalte della cronaca, in occidente. Noi italiani percepiamo soffocamento, ma non terrore – forse dovremmo. (pag.170)
Tre pagine più avanti, Genna scrive: “Lo scrittore compie gesti inconsulti”. Questo libro è un gesto inconsulto, piramide di gesti inconsulti. E il mondo reagisce con gesti altrettanto inconsulti. 20 maggio 2007, domenica mattina, ore 11 e 40. Sono in treno, sto tornando dalla Puglia. A metà di pag.196 (“Cosa sono venuto qui a fare? Cosa sto ascoltando? Cazzate che nemmeno Peter Kolosimo… Che verità sono queste? Quale verità desidero ascoltare?”) inizia una lunghissima galleria. Buio pesto, buio assoluto per diversi minuti. Buio impenetrabile.
Poi la luce e via, cavalcata finale, il metro epico nascosto nella prosa, versi alessandrini a concludere paragrafi strategici… E l’appendice di documenti, ultimo esitare nella commistione prima di distinguere il vero dal falso. Rapporti scritti su “preveggenze” che ci portano fino a milioni di anni nel futuro. Compare anche Ratzinger, come ne L’anno luce. Ratzinger e Neruda. Il Neruda del Canto generale, testo prediletto da Kolosimo.
Lo scrittore compie gesti inconsulti.
Gesti inconsulti compiono lo scrittore.
***
[WM5]
Lo “scrittore di noir” Giuseppe Genna prosegue la sua traiettoria tesa oltre il sistema solare. La scia di quanto scrive rischia di perdersi annegata nel cielo delle patrie lettere, dove l’inquinamento luminoso è endemico, ineludibile.
Giuseppe Genna ha raggiunto lo stato in cui si plana nell’aria e lo spettro della caduta pare non dover più impedire l’ascesa ulteriore. La potenza della rêverie materiale di questo autore ha una profondità insondabile, il suo cielo metaforico è vasto come oceani sovrapposti, accostati, senza confini né punti di giunzione. La capacità di trasfigurare vicende personali, di rendere l’autobiografia Visione sfida chi non ha abbastanza cuore per interrogarsi sui punti chiave che la contemporaneità indica con oscena chiarezza, almeno a chi ha occhi da vedere.
Quale sarà la fine della Specie? E’ questa fine prossima? La fine della Specie coinciderà con la fine del pianeta?
Tutto questo non ha nulla a che fare con la Letteratura Italiana, manifestamente. Per Giuseppe Genna l’essere-autore (stavo per spendere una A maiuscola) non è il Fatto Ultimativo. La carne e la psiche provata sono così sagge da non cadere nell’abisso morale della cieca autoidentificazione.
Per questo la natura delle cose parla attraverso Giuseppe Genna. L’esperienza della lettura assomiglia in questo caso a un sogno ascensivo, quell’esperienza onirica – che non è un sogno di volo – in cui ci si sente tratti verso l’alto, un’esperienza tipica della pubertà: ci si vede allora dall’alto, ma il corpo di sogno in qualche modo mantiene ancora un peso. Non è infatti un’esperienza di liberazione. E’ l’esperienza di essere tratti, di sgusciare fuori a fatica da una guaina, di trovarsi ad aleggiare prossimi al soffitto della stanza, presenza opprimente. La scelta di Giuseppe Genna, dicevamo, è quella di non subire la trazione, di assecondarla, di forzare le pareti della stanza in modo che il cielo collassi all’interno, e che il malessere del serpente che muta pelle si trasformi nell’esperienza pneumatica del volo libero.
L’oceano celeste di Genna è l’oceano della vita notturna. Noi vi galleggiamo dentro, cadendo da un sonno a un sonno più profondo, ma incontrando parole come queste potremmo quasi svegliarci.
* Potete leggerlo a puntate sul web, scaricarlo gratis in diversi formati, oppure ordinare il libro vero e proprio su lulu.com. Verrà stampato e rilegato espressamente per voi, e lo riceverete a casa.
[Nella foto animata, Giuseppe Genna a colloquio con Fred Astaire]
[… purtroppo non ancora con Peter Kolosimo – gg]