Da quando vivo in stato di autocoscienza passabilmente nella norma, il governo Amato è stato il peggiore sotto cui abbia condotto la mia secondarissima esistenza. Quasi a pari merito, ne sfiora i livelli di orrore burocratico e di visione del mondo da umano ridotto a siemmenthal il governo Monti. Prima, in mezzo e dopo, ne sfiorano gli abissi antropologici questi governi, praticamente altrettanto abissali e non so quanto antropologici:
Governo Letta, Governo Berlusconi IV, Governo Prodi II, Governo Berlusconi III, Governo Berlusconi II, Governo Amato II, Governo D’Alema II, Governo D’Alema, Governo Prodi, Governo Dini, Governo Berlusconi, Governo Ciampi, Governo Andreotti VII, Governo Andreotti VI, Governo De Mita, Governo Goria, Governo Fanfani VI, Governo Craxi II, Governo Craxi, Governo Fanfani V, Governo Spadolini II, Governo Spadolini, Governo Forlani, Governo Cossiga II, Governo Cossiga, Governo Andreotti V e IV e III, Governo Moro V e IV, Governo Rumor V e IV.
Prima non mi ricordo, e meno male.
Leggete i nomi e fatevi assalire dal turbinìo dei ricordi, in bianco e nero o a colori, oppure, se non disponete di ricordi, dalle fantasie scatenate ma realistiche che quelle sigle di regni faraonici stimolano: è un album di immagini che impressionano, iguane umane ipocrite con le labbra umettate che stringono tra loro mani flosce, ex giovani rampanti fintamente cauti e veridicamente normalisti che lanciano molotov per poi vederle trasformate in bombe aeree sulle zone jugoslave, in una promozione di sterminii di massa criminali e indecenti e impuniti, abnormità lombrosiane che si ripetono con l’untume della brillantina a irregimentare i capelli radi tra spalle incassate e orecchie rettiliane, bombe d’acqua per ritenzione idrica e lipidica con tanto di avvallo massonico e di funerali di Stato con grand commis ai fianchi della salma smagritissima, antioblomov partoriti da bolle speculative mafiose ben prima che resistere non servisse a niente, alitosi medicate da pasticchette al sapore di rosa, tycoon che affliggono Shakespeare con il loro desiderio di essere shakespeareani mentre sono al massimo Pozzetti in “Io tigro, tu tigri, egli tigra”, onanisti in fase freudianamente anale che allungano mani spettrali giallastre e ungulate lunghe ma ben curate, pallori spettrali più degni di un lampione sulla Tiburtina che di un girone dantesco, ex giovani mai stati giovani e catapultati nelle larghe spire della finzione più ributtante che la nazione sappia riprodurre dai tempi dell’impero romano, catecumenali della finanza e dell’austerità e delle privatizzazioni condotte su lavagne cancellabili con lo stoppino grigio che si slaccia in una striscia di feltro inservibile, ventriloqui che coincidono con le loro proprie bambole, mentitori per il bene del bene comune, scopritori di talenti che li rubano ai poveracci della parabola cristica, copritori di stragi che ghiacciano il sangue versato e quello che scorre negli umani lasciati in vita, spaventosi cumuletti fumanti di ossa e parkinson le cui sopravvivenze notarili furono affidate ad astrazioni tipo “il Serpentone dello SME”, imperialisti assoluti molto molto relativi, nonni di famiglia tutti casa chiesa e cosa, nostra e loro, ambipour a sagoma umana per spargere dattorno fragranza di incenso e letame vaccino, caricature del Noschese e del Sabani e del Guzzanti e della Cortellesi, polmoni artificiali che inoculano nei bronchi aria fritta o bella fresca originaria di Seveso, cannoli alla besciamella provenienti da comitati centrali, uccisori per conto terzi, mandanti in primis, uomini ombra, uomini ombrello, uomini umbratili scatenati un Todo Modo senza fine, anemie mediterranee semoventi che succhiano molto più di True Blood, saprofiti e clamidie, longevità parafernali, hellraiser strapaesani, vittime di attentati da loro stessi orditi, essiccatori di trame nere e vere, entità trilaterali con l’occhio da pesce bollito al centro, cattivi samaritani, miliardari peronisti succinti nello stile di vita e nella visione di un mondo più calorifero e parquet e cioè più brianzolo e spietato.
Questo, amiche amici italiani, è stato e continua a essere il nostro “Act of killing”. Ricordatevelo, perché l’orrenda fase in cui, secondo “Il libro tibetano dei morti”, si presentano i mostri e i demoni dopo il decesso, voi l’avete già vissuta e quindi potete stare tranquilli o sperare almeno in una prossima incarnazione nel settore australe.
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