Manifesto Lounge


Il 25 febbraio 2002, impiegati come forza lavoro presso il portale Clarence, gli scrittori sottoscritto e Igino Domanin decisero di dare alle stampe digitali un manifesto di importanza decisiva nel non averne, un testo teoretico ed ermeneutico che testimoniava dell’ingaggio mentale di quelle due psicopatie ambulanti conosciutesi presso la facoltà milanese e statale di Filosofia. Si trattava del Manifesto Lounge. Inebetiti dalle macchie di leopardo dei fez del dittatore africano Mobutu, irretiti nelle sospensioni esotiche e tropicali della musica tiki e delle sue varianti polinesiane, attratti indifferentemente dalle pratiche alchemiche imposte dal gioco delle basi di long drinks o dal sinistro scintillìo del rictus di Burt Bacharach, impermalositi dall’enfasi della nostalgia all’italiana tipica di certo Labranca e poi di tutti i cialtroni nazionali delle meteore e degli amanti di Goldrake e Padre Brown, sinceramente ammirati dalle evoluzioni di Febo Conti e dal perfezionismo psichico di Tom Selleck nel contesto isolano di “Magnum P.I.”, assetati dell’orgiatico e del postdionisiaco, luttuosi per l’oblio in cui Mario Tobino era precipitato, cultori della differenza tra la kraut space music e le prime produzioni Kraftwerk, desiderosi di fornire un’estetica al loro istinto deviantemente metafisico, pronti a pubblicare il misterioso collage di racconti intitolato “Forget Domani” (peQuod) per cui avevano scelto una devastante copertina celebrativa del crooner Wayne Newton, pre- e post- umano operante attualmente in Las Vegas, il sottoscritto e Igino Domanin decisero di fornire un contributo essenziale alla storia dell’inutilità e di rendere una testimonianza definitiva del barocchismo a cui vanno soggetti certi delirii antropici. Ecco il testo di quello storico manifesto, che riscosse un memorabile insuccesso e influì in modo irreversibile su nulla:

IGINO DOMANIN & GIUSEPPE GENNA presentano il “MANIFESTO LOUNGE”
1. Il Lounge non è parodia, bensì ontologia.

2. Il Lounge non si risolve in equazioni: richiede empatia. Non esiste una precisa grammatica e nemmeno una scientifica retorica del Lounge. L’empatia imposta dal Lounge ha effetti di sospensione cognitiva, emotiva e temporale. Davanti al Lounge si è spiazzati. Il tempo viene sospeso dentro al tempo. Il Lounge è eonico. La stupefazione è la sua premessa, la felicità e la tragedia sono i suoi esiti. La felicità sperimentata in situazione lounge è serenità diffusa; il dolore espresso dalla tragedia lounge è sempre rimediabile da una redenzione, che chiamiamo per convenzione Paradiso Lounge. Il Lounge non occulta la morte: la rappresenta e vi pone immediatamente rimedio attraverso l’illusorietà dell’esistenza del Paradiso Lounge. Dal Paradiso Lounge ci osservano, inavvicinabili e supericonici, Frank Sinatra, Dean Martin, Harry Palmer, Moana Pozzi, Giuseppe Berto, Alighiero Noschese e Ernest Hemingway, Jack Kerouac, Pier Paolo Pasolini e John Belushi.

3. Nel momento senza tempo che è il momento lounge, in è out. Out è in. E’ questo il koan: l’assoluta convertibilità del positivo e del negativo che tramortisce ogni intelligenza critica, sospende ogni recupero parodistico del passato. Lounge now! Mentre l’estetologia trash razzola criticamente nella spazzatura della Storia, specula sul patetico riscatto escatologico della Storia dei vinti, il Lounge è senza redenzione, offrendo l’improbabile redenzione del Paradiso Lounge.

4. Nel Lounge l’Immagine non è rapprentazione affettiva, ma simulazione ambientale. Non c’è stacco o intervallo cosciente, ma immersione profonda. Nessuna presa di distanza è consentita. Il brutale immaginario tecnologico postmoderno è rimpiazzato dall’algida perfezione dell’arcaico. Jungle, rituali hawaiiani, carte da parati, moquette sono l’ecologia della percezione lounge. Ma anche lo spartano, l’essenziale e, in generale, ogni detrito dell’arcaico da cui scaturisce il presente e che permette al futuro di farci giungere una promessa messianica: la sospensione del tempo, l’estasi materiale, l’assoluto vissuto coscientemente qui e ora.

5. Il Lounge è mitologia assoluta. I protagonisti vivono come dèi imperturbabili. Il testo lounge è rigorosamente non-Umano, cioè senza contaminazioni postumane, disumane o subumane. Il Lounge è animistico e oracolare. Come le convulsioni di una rana appena decapitatata.

6. Nel Lounge non c’è espansione, ma contrazione della coscienza. Una sorta di agnosticismo psichedelico, di buia religiosità da safari, governa le sorti della mente estatica raffreddata.

7. Il Lounge è freezing dello stile, aplomb della personalità. L’eros è un fatto esclusivo per playboy semoventi, intrappolati eternamente a tavoli da Puny a Portofino o praticanti mostruose performance pelviche pressoché inarrivabili, che fanno cortocircuitare la libido di chi è immerso nel set lounge.

8. Il soggetto che sperimenta il set lounge non desidera altro che il Lounge. Essendo istantaneo ma eterno, il momento lounge non consente alcun linguaggio. Piuttosto, il linguaggio intride la pratica lounge, che è sempre e comunque una falsificazione della Grande Routine o della Storia Banale: che sono il contrario del Paradiso Lounge.

9. Esistono un’estetica, un’arte, una letteratura, una musica e un cinema lounge, immensamente più sconfinati di quanto si immagini il nostro presente. Essenzialmente, tutto il Novecento è lounge.

10. Il Lounge è un oggetto estetico. Il Lounge è una pratica. Il Lounge è una sospensione del mentale discorsivo. Il Lounge è il tempo fermato dentro il tempo. Il Lounge è lo stile concreto dell’assenza di stile. Il Lounge necessita di un corpo senziente e di una psiche cosciente. Il Lounge è tutto l’organico più la sua falsificazione. Il Lounge è una categoria dello spirito, cioè della coscienza pensante, che sta accanto alle categorie di “classico” e “romantico”. Il Lounge è adesso ma non sempre. Il Lounge contesta il Potere superandolo, divenendo il la vuota rappresentazione del Potere oltre il Potere. Il Lounge è più di quello che diciamo e meno di quanto siamo. La nostra aspirazione, ora e nei secoli dei secoli, è prolungare la nostra esistenza nel Paradiso Lounge.

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