Giulio Mozzi pubblica la formazione di Mario Benedetti: “Ramat mi parlava del perché e del come fossi portato a scrivere un diario perpetuo, umbratile ma pure sfrontato nell’esercizio della confessione, ed anche della sua lettura, o mia rilettura, che non dovrebbe servirsi dell’avarizia di un metro eccessivamente analitico e limitato al rilievo dello stile ma dovrebbe interrogarsi sugli oscuri tramiti che avrebbero reso possibile una tale vocazione testamentaria. Pensavo alle sue parole, e mi chiedevo: già, lo stile! La mia formazione è stata anche questo…”
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