August 05, 2015 at 12:47PM


Sono stato alla libreria Feltrinelli in piazza Duomo. Desideravo bighellonare tra titoli, farmi attrarre per pura casualità, cercavo non so cosa, desideravo studiare questo pomeriggio, stare un poco con me stesso e riflettere, anche in relazione al libro che si dovrà consegnare a Mondadori. E’ stata un’esperienza orrenda. O ho letto lo scibile umano, il che escluderei, o l’offerta di titoli si è drasticamente ridotta, slittando verso un generalismo inqualificabile e indegno. Il settore di critica letteraria presentava manuali su come si scrive in italiano. Il settore filosofie orientali era occupato da Osho e Steiner. La scienza era Bateson. La psicologia era il crollo della mente bicamerale. La filosofia era titoli che avevo studiato nella notte dei miei tempi. La narrativa era tradotta come modern fiction e c’erano Anna Frank e Goliarda Sapienza. La poesia archiviava una copia del Pascoli, commentata da chissà chi. Sono anni, oramai, che mi tengo lontano da quell’inferno contemporaneo che sono le librerie, ordinando direttamente su Amazon. Mi chiedo poi perché uno dovrebbe effettivamente recarsi in un posto del genere, dove i titoli Mondadori sono ridotti al lumicino, non esiste possibilità di acquistare qualunque specialistica. Scrutavo quanto e come era distribuito il lavoro che, con altri, faccio quotidianamente al Saggiatore e mi cadevano le braccia. Ho provato intensa gratitudine per i librai, che hanno non so come conservato quattro titoli che ho pubblicato io, ero davvero sorpresissimo. Uscendo, riemergendo nella canicola da allucinazione della piazza, ho incrociato un ex direttore editoriale: che bell’abbraccio mi ha dato, che bello ascoltare la sua voce pacata, di persona colta e per bene, con cui di lontano ho condiviso anni e addirittura luoghi, come la casa dove iniziai a scrivere prosa! Ecco perché ha senso andare in questi luoghi, che fanno da digesto della fine dei saperi, molti dei quali inutilissimi (il crollo delle cazzate, propinatemi come pioggia di verità assolute negli anni Ottanta e inizio Navanta, mi faceva sorridere): per atti di affetto. Ho infatti comperato “La leggibilità del mondo” di Hans Blumenberg, perché non me lo ricordo più e non avevo la mia copia, che prestai al poeta Ermanno Krumm, non molto prima che morisse. Quindi studierò oggi Blumenberg e mi sono ricordato di Ermanno Krumm: il senso sta qui. Non vedo altro che la chance metafisica, oramai. Speriamo che scrivere, per come ho intenzione di scrivere, in questo senso mi porti: senso – ovvero: affetti. Mi viene da ringraziare a uno a uno tutti voi che ogni tanto leggete quello che scrivo qui: è senso, è affetto.

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