October 01, 2015 at 03:13PM

In nessuna parte del mondo cosiddetto avanzato si dà un avvitamento simile nel comparto editoriale e nel mercato culturale. Ciò è senza dubbio il frutto di due tensioni all’anomia, all’apatia, all’antintellettualismo: quella esercitata da un’antropologia all’avanguardia retrogrado, cioè la cifra specifica del genoma mentale italiano; quella vissuta e praticata da una classe manageriale che, negli ultimi trent’anni, ha ritenuto necessario ciò che non lo era, geniale ciò che era stupido, furbo ciò che era eticamente censurabile. Si aggiunga la sperimentazione di un laboratorio politico e militare che non ha pari nell’occidente, oltre a una storia che non ha pari nell’occidente. Ciò significa, tra le molte e dimenticabili conseguenze che si misurano qui e ora, l’esperienza inedita da secoli di un popolo i cui individui e il cui tessuto sociale non ritiene nell’orizzonte degli eventi la possibilità che il suo perimetro esistenziale attraversi un testo, cioè che uno possa avere un’esperienza del mondo mediata attraverso un testo. Il testo come assenza e indifferenza del dato eventualmente veritativo ha qui la sua patria putativa e in questo tempo il suo frutto più mielato. Da ciò si desume che il trascendimento del testo, implicito nel futuro che si configura tecnologicamente, ovvero come ibridazione dell’umano con l’inorganico che pensa e sente, ha qui la sua data di nascita e il suo luogo d’elezione. L’evento messianico occidentale si affida una volta ancora a Roma per erigere il suo soglio pontificio, la sua eredità tanto ricca di conseguenze, il suo mercimonio fatale. Si desume inoltre che qui e ora, Italia 2010-2020, l’io trova un’ulteriore occasione per esprimersi in quella forma italiana che un tempo fu lingua di idee, di suoni, di vocazioni, di scritture. La precocità, tuttavia, non ha più futuro, poiché l’imminenza, che preme concretamente in questi anni alle nostre latitudini prima che altrove nel globo, significa trascendimento dell’imminenza stessa, della lingua, del corpo, del pensamento in cui la cognizione e l’emozione sono interlacciate, dell’idea stessa di un’unica identità. Nuovamente il futuro prende forma italiana per asserire che non esiste, questa volta avendo pienamente ragione.

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