Al posto dello spettro di Alfredino, lo spettro del futuro: di un determinato futuro, che sta per essere, che certamente sarà tra pochi anni – nulla che abbia a che vedere con la fantascienza, nulla che abbia a che vedere con i generi, nulla che abbia a che vedere con la storia e i canoni. Trasformazione della filosofia in previsione sociologica. Fine dell’umano per come è stato conosciuto per migliaia di anni. La mia generazione è l’ultima a morire precocemente. La mente è uno stato nebulare. La mente umana è davvero sopravanzata, nelle capacità di computazione, entro pochi anni. L’immaginario ha smesso di esistere, si è polverizzato, è in stato gassoso e molecolare. L’Italia non esiste più. L’accelerazione incomincia a vedersi ora, fatalmente comporta di avanzare in un multiverso che nessun umanista e nessuno scrittore immaginava. La parola è finita. Non è né cattivo né buono il quasi umano, il già non più umano che è nell’immagine. Zero dell’umano, zero della retorica, zero della politica, zero della vita organica: entro i prossimi 50 anni ciò avviene, pur non essendo un fenomeno di massa.
Prosegue la meditazione grave e annichilente sulla continuazione con altri mezzi del “Dies Irae”, che sarà necessariamente del tutto diversa dal “Dies Irae”.