November 08, 2015 at 11:49PM

Ho visto “Suburra”: fa schifo. Fa schifo la narrazione, fa schifo la scrittura, fa schifo la regia, fa schifo la colonna sonora, fa schifo la fotografia, fa schifo il montaggio, fa schifo la recitazione, fa schifo il casting. Fa schifo Roma, il “sistema” del cinema, del giornalismo, della scrittura. L’Italia fa schifo. Ci sono registi geniali che non lavorano perché i produttori pensano che i loro film sono troppo “alti” e respingenti, mentre questa gente viene contingentata a fare serie, sottoprodotti sottoculturali, nemmeno capaci di micromemorabilità, di costruzione non dico dell’estetico e del politico, ma almeno di un immaginario beota. E’ così dappertutto, ovunque, in Italia. Gente che cerca il canone minore per parlare, e il canone minore fa schifo, non c’è da parlare, non c’è da prendere in considerazione nomi, scritture e opere che fanno schifo. Gente che vende il culo al mercato e fa cazzate strampalando, eiettando l’orrido sberluccicante, credendosi Jeff Koons, il quale peraltro fa schifo. Gente che strimpella, mette su due note, si crede Mozart, non scherzo, letteralmente: si crede Mozart. Altri che si sentono perennemente alla “opposizione”, parlano di visionarietà, non sono visionari affatto, poiché la visionarietà necessita di lingua e questi la lingua non l’hanno. Che paese è questo? Il paese che si prevedeva da decenni. E a fronte di questo? Si lavora rigorosamente, più che si può, prendendo rischi che si sentono tali, nelle lingue che pertengono ciascuno. A questa altezza, che è una bassezza, si vede bene che il punto non è nemmeno più studiare, ma avere presenza, essere nella lingua, continuare a essere nella lingua, la quale sta esaurendo la propria funzione. Bisogna essere nell’imminenza che incombe. L’Italia è il deserto dove, se urli nel deserto, non urli: non c’è deserto. Non hanno più mani per l’applauso, finalmente: è un sollievo. Non è un sollievo però vivere in un paese di monchi. Come diceva Fortini nella sua “Verifica”: siamo ancora con la testa fuori dell’acqua e capaci di pensare. Siamo capaci di dire e di non dire. Siamo antropologicamente diversi da voi Casamonica dell’assenza di spirito. Siamo, dunque, capaci di gioire e abbiamo in mente il popolo, il pane e la forca. Buonanotte, bambini.

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