A sinistra: il volto umano “ottimale”, secondo l’interpretazione di una rete di tre miliardi di neuroni simulati, costruita da Google e nutrita con dieci milioni di immagini facciali umane attraverso YouTube, in direzione del riconoscimento autonomo di forme da parte di una macchina. Accanto: Luther Blissett, autore collettivo e epica del nuovo tempo.
Io ritengo che sia emersa da almeno cinque anni una questione culturale, che prima era allo stato latente rispetto alle vite, materia di élites produttive e cognitive. La questione è: il futuro è storia e sta accadendo. Ho vissuto questo tempo eroico, io, insieme ad altri. Si è venuta elaborando una pratica del futuro, attraverso l’accelerazione tecnologica, per cui è divenuto sensibile un salto. Questo salto produce un’indefinitezza di salti e la vita umana sul pianeta terra muta la percezione della storia, dei canoni, delle modalità, delle percezioni stesse: della vita stessa.
Tutto ciò non tocca il problema metafisico, che rimane intatto anche se non esiste il percipiente umano.
E’ certissimo che, lungi dall’essere qualcosa di reazionario, la prassi metafisica diviene il muro del tempo su cui si misura il grado di arrampicata dell’angelica verminosità animale, con la sua grossolanità fisica e il tentativo di divenire eretta e di trascendere l’erezione. Per quanto criptico, questo che scrivo è effettivo e sembra simbolico soltanto perché sono costretto a utilizzare un medium apparentemente analogico e simbolico, che è il linguaggio. Il trascendimento del linguaggio è sempre, c’è sempre, è sempre stato. Sta per diventare una pratica consapevole per l’occidente in cui la fruibilità era tutto e, siccome ora si arriva a una fruibilità di un’intelligenza altra e non linguistica se non in prima e funzionale istanza, allora si arriva alla consapevolezza della praticabilità di qualcosa che trascende il linguaggio. Ovviamente la consapevolezza non è questa cosa, però la fase è introduttiva. Il punto, come qualunque punto, inanche il geometrico, è: la metafisica. Dissociare per astrazione la metafisica dal mondo, non comprendere minimamente Platone e utilizzare a caso e senza criterio l’aggettivo “platonico” – questa miscomprensione occidentale di massa è un’introduzione alla questione che il fatto metafisico è, sotto qualunque punto di vista, il fatto storico.
Non c’è genere con cui giocare. Non c’è genere, ovunque, in qualunque àmbito. C’è soltanto ciò che simbolicamente si poteva dire: il qualunque. Ciò era un atto linguistico, privo di effettività, cioè di consapevolezza: non era vero, non era vissuto.
Non c’è genere nemmeno in letteratura, nemmeno nelle arti, nemmeno nell’esistenza, nemmeno nella vita.
Si dovrà affrontare il nuovo fascismo, che è transumanista. Il fascismo è sempre riduzionista, il suo organicismo è un riduzionismo.
La pratica autoriale Luther Blissett è metafisica. Lo era, anche se non era chiarissimo. Lo sarà, anche se non sarà chiarissimo.
Queste riflessioni in ordine sparso non sono rigorose dal punto di vista linguistico o, più precisamente, dal punto di vista del pensiero linguistico, il pensiero umano che si genera linguisticamente, il che non è affatto tutto il pensiero umano e tantomeno è tutto il pensiero possibile, il quale non è però per nulla il pensiero divino.
Adesso si balla.