Ai dirigenti e alle elettrici ed elettori del Partito Democratico. Questo che scrivo riguarda esattamente il Pd. Ho per puro caso intercettato su Twitter l’ex ministro Calenda, contestato pubblicamente e in modo censurabile dall’esponente della minoranza, Francesco Boccia, il cui non notorio acume non ha mancato mai di non stupirmi. Sembrerebbe una schermaglia minima e irrefutabilmente trascurabile. Invece è segno di una situazione, di cui la nomenklatura Pd finge di non accorgersi. Da un lato, fateci un favore: telefonatevi, evitate di mettere in piazza i vostri ridicoli scazzi da cyberbulletti. Però, se si dicesse la cosa in questo modo, si fallirebbe di pronunciare una parola di verità. La quale, se da scrittore interpreto bene il sentimento diffuso, afferma soltanto un imperativo: il partito non è vostro e dovete lasciarlo. Lo ripeto: il partito non è vostro e vi è fatto obbligo di mollarlo. Questo contenitore, il Pd, appartiene ai milioni di persone che credono in valori che voi, nomenklatura distantissima dalle latitudini della realtà, non soltanto non rappresentate più da anni, ma nemmeno intercettate se e quando andate a comprare un litro di latte al Pam. Voi siete ormai una formazione mortifera, che con il suo lugubre incedere e tentennare, da anni svilisce le aspettative di un popolo che, con il centro o con la sinistra parlamentare, ha umilmente pensato di esercitare una delega di rappresentanza, la quale è stata costantemente disattesa. Voi siete finiti per esprimere invece una sorta di quarto stato della condizione di zombie, come esemplifica l’immagine dei quattro delegati che vanno a parlare col presidente della Repubblica, in una mistificazione grottesca della rappresentanza, rispetto alla quale non vi siete mai fatti carico di sapere se essa veniva realizzata e come. Questo passaggio lovecraftiano, ben emblematizzato nell’immagine qui allegata, immortalante la passeggiata da horror di tali Martina Orfini Marcucci Del Rio, è un’immagine tranquillamente apocalittica dell’estremo fallimento della vostra azione, quali rappresentanti di milioni di persone che – ne sono certo – se potessero, ritirerebbero la propria fiducia a ognuno di voi. Andate via, per favore: lo dico da scrittore assai riflessivo, come piace a voi (riflessivo vi piace, scrittore non ve ne frega un cazzo). Voi dovete andare a casa, altrimenti il Partito democratico si estinguerà entro qualche anno, essendosi già votato all’irrilevanza assoluta nel giro di qualche consultazione elettorale. Qui non è in discussione il referendum costituzionale, gestito colpevolmente dal senatore Matteo Renzi, così come non è sul tavolo la questione dell’assicurazione di diritti basilari, che siete stato in grado di non portare a compimento. Non è la sede per rilievi tecnici o proposte di piattaforma, questa: è un post su Facebook. Sono disposto in ogni momento a tracciare i contenuti in cui intende riconoscersi una comunità, che proprio a destra non intende stare, non vuole minimamente prendere in considerazione le opzioni leghiste o pentastellate o sovraniste. Lo dico da signor nessuno, però lo dico. Qui si tratta di qualcosa di più profondo, incistato nel genoma culturale di almeno metà della nazione: c’è un assetto di valori, una ricerca di uscita dall’alienazione a cui voi in primis avete implicato la comunità. Lo avete fatto impunemente? No: siete stati puniti. Voi fate conto su un elettorato che secondo voi vi vota sempre, praticamente una garanzia a vita, nonostante gli anni dimostrino con pervicace costanza che qualunque corpo sociale vi ha abbandonato, non avvertendo rappresentati i propri interessi o i propri valori. Nel ruolo di sinistra governativa, avete fatto da cani da guardia del capitale, nella fase più teratogena della sua storia. Voi non siete stati capaci di ascoltare il grido d’aiuto che arrivava dalle genti prive di autonomia politica ed economica, non avete saputo portare un messaggio di attenzione a quel popolo che *stava male* e tuttavia ancora è incapace di avvertire la cultura come valore fondante, perché sapere leggere il mondo, e non semplicemente reagire a esso, è un fattore discriminante per qualunque processo democratico – aggettivo quest’ultimo che individua il partito che i vostri elettori desiderano confermare nella dinamica politica di ieri, di oggi e di domani. Democratici proprio non lo siete mai stati, voi dirigenti del Pd. Siete stati inetti a comprendere il valore dei simboli e i portati che la memoria conduce a viva azione, quando non è fossile o banalmente celebrativa. Non avete interpretato, e ciò è l’aspetto più grave di quanto accaduto da qualche anno a questa parte, la trasformazione del tessuto sociale o, meglio, dei tessuti sociali, consegnando il Paese nelle mani di forze reazionarie, che si spacciano per potenze del cambiamento. Non siete mai stati cambiamento. Avete sempre pensato di essere più illuminati dei branchi di pecore che vi davano il consenso, portando la sinistra nazionale allo sbando, facendo perdere la speranza minima che le istanze della gente, entità demonica da voi rifuggite in ogni temperie e circostanza, fossero condotte a rappresentanza ed espressione attiva, in forma di leggi e di spazi ideali in cui stare e discutere, scegliere, contestare, approvare. La vostra disumanità sta in questo. Siete percepiti gelidi e ultracorporei per questo motivo. Quando Marx, che non avete letto o avete letto male, accennava col collega a uno spettro che si aggira per l’Europa, certo non pensavano che voi avreste inverato letteralmente la profezia. Potrei entrare nei singoli punti delle vostre decisioni governative, per contestarne gli effetti spesso tragici. Non è tuttavia questa la sede. Io qui propongo qualcosa di eminentemente alternativo alle vostre logiche ferali. Propongo qualcosa di simbolico, giusto per insegnarvi come si parla con le persone, con il ceto riflessivo, come dite voi, e con i lumpen che secondo voi puzzano. Da scrittore, ovvero parte della società civile, io chiedo a voi, dirigenti del Partito Democratico, dal presidente Matteo Orfini in giù, compreso il reggente Maurizio Martina, inclusi Matteo Renzi e tutti gli altri vergognosi capicorrente, Emiliano Franceschini Boccia Orlando – tutti voi, insomma, che nemmeno arrivate alla dignità di un doroteo o un lapiriano dei tempi che furono – chiedo che convochiate un’assise nazionale di tutte le elettrici e tutti gli elettori, a Roma, e che questa assise si apra con le vostre dimissioni in blocco. Aprite il partito, riconsegnatelo agli elettori, abbiate fiducia che il popolo della sinistra e del centro sappia trovare in se stesso la capacità di prendere in mano questa baracca, questa rovina, a cui avete ridotto la formazione che tanto ciecamente e imbellemente pensate di guidare. State tenendo in ostaggio il partito. Andate via. E’ un appello, che può velocemente divampare in assedio – questo vi sia chiaro. Se non prenderà corpo quest’opzione incendiaria, l’altra ipotesi è che voi siate abbandonati da chiunque, a stare schizofrenicamente su questa nave dei folli, che non smettete di pretendere di pilotare tra i flutti della surrealtà più piena e indegna. Formulo questo appello non soltanto a voi, maggiorenti del nulla. Lo rivolgo anche alle persone che sono andate a votare alle primarie, oltreché alle elettrici e agli elettori che hanno messo la croce sul simbolo nel segreto della cabina e adesso rischiano di metterci davvero una croce sopra, per sempre: sia indetta un’assise nazionale, si riconsegni il partito alle persone, le quali non sfioreranno mai l’abisso impunito della tragedia verso cui voi, *membri* della direzione, l’avete condotto. Nel caso questo appello susciti un benché minimo interesse, garantisco che mi darò da fare al massimo, per condurre una simile ipotesi nelle sedi, politiche e comunicative, a cui posso giungere, da semplice *membro*della società civile.
Liberiamo le nostre forze, i nostri valori e riprendiamo in mano l’istituzione: essa è puro scheletro, senza il nostro cuore