Mi arriva una mail di Lucia, lettrice di Non toccare la pelle del drago. Siccome la sua lettura coincide totalmente con uno dei livelli di scrittura del romanzo, la pubblico e rispondo alla domanda finale che Lucia mi pone. Ecco il testo della mail:
“Chi regna è il titolo dell’epilogo.
Epilogo di 379 pagine.
Migliaia di parole.
Tanti morti.
Un’intera umanità sepolta nella carne fresca.
Il botulino che toglie le rughe e deruba ogni espressione.
D’altra parte quale espressione può mai avere un essere che non ha più nessuna gioia, nessun dolore, nessun ideale, nessuna cosa, qualsiasi cosa da condividere da amare o da odiare?
Quella parte di mondo ancora vergine traforata, estirpata dalle sue viscere la memoria appollaiata nel suo nucleo ghiacciato, trafugata per essere bevuta e quindi cancellata, distrutta.
Quei vitelli sospesi nell’aria e imbevuti di birra.
Quei personaggi, buoni e cattivi, tanto uguali da non distinguere chi è il buono e chi il cattivo.
D’altra parte se l’umanità è morta non può essere morta solo da una parte.
390 pagine e poi si arriva al centro.
Ponendosi la domanda: Chi regna?
Noi lo sappiamo chi regna oggi?
Ho letto Non toccare la pelle del drago e ho avuto paura che il dolore mi uccidesse perchè nelle 390 pagine non ho trovato amore, dolore, nessuna speranza, neanche un filo di rabbia perché pure la rabbia è un sentimento.
“Ecco, è morto.
Ecco, rimane solo questo: ecco”
Rimane solo questo?
“Una piccola donna luminosa, i capelli rosso acceso, una fiamma calma bianca e rossa, una maternità straniera nella piazza deserta…”
No, non rimane solo questo.
La scena finale del Cristo appeso davanti alla facciata del Duomo mi fa sorgere la domanda: sarà attraverso gli occhi finti di un dio qualsiasi che rinascerà l’umanità?”.
Ed ecco la mia risposta a questa domanda finale: no.