La mia poetica

PAGINA DEL VANGELO DI TOMMASO - Clicca per ingrandireNon ci sono molte parole da spendere: c’è da percepire la continuità di essere. Non esiste momento che uno percepisca di non essere, poiché il non essere non c’è. Quando ci si riferisce al non essere, a cosa ci si riferisce? Così, il mistero del linguaggio fronteggia l’essere: poiché il linguaggio è, fa parte dell’essere, e non riesce a coglierlo. Se l’essere non fosse, non sarebbe il linguaggio; ma se il linguaggio non fosse, l’essere continuerebbe a essere. Cos’è la morte rispetto all’essere? E’ sicuramente una trasformazione, ma può forse l’essere diventare non essere? Il divenire non è paralizzato: il divenire è. L’essere non è un’idea: è l’attiva sensazione di esserci mentre qui e ora si sta addivenendo, prescindendo dal proprio nome, sesso, identità psicologica, forma corporea. Sapevo di essere a 4, 8, 12, 16, 20, 24 anni come so di essere ora: tale sapere che sono, e non che sono Giuseppe Genna e che vivo come vivo, è rimasto totalmente immutato nel tempo: la presenza non cresce e non decresce, è data tutta. Che differenza c’è tra il mio sentire semplicemente di essere e il sentire semplicemente di essere che è attivo in chi sta leggendo queste parole?
Per questo la poetica è del silenzio e la letteratura mi si para davanti come penultimativa. Ha una funzione fondamentale, quando è grande letteratura: intensifica lo stare nella pura sensazione di essere. Ci riesce tramite l’azione di un regno di potenze figurali, sottili: l’immaginario. L’immaginario pone la domanda: chi vede le immagini? Se l’uomo, che è, vede le immagini, che sono, dove si toccano l’uomo e le immagini?
Se sento di essere, qui e ora, il mondo va avanti, io agisco, penso, parlo, ho la febbre.
Che cosa è qui e ora? Come la linea appartiene allo spazio e viene originata dal punto che non appartiene allo spazio, il tempo è uno sviluppo che ha la sua origine in una realtà che non appartiene al tempo: essa è il qui e ora che fonda l’istante, talmente presente da essere inafferrabile, senza estensione temporale al punto che non si riesce a rivendicare la propria identità nel qui e ora: si sente solo di essere, si sente che si è.
La poetica è riassumibile in pochissimo, se si vuole. Per esempio, in qualche loghion dal Vangelo di Tommaso, stolidamente qualificato come “gnostico”:

1. Egli disse: “Chiunque trova la spiegazione di queste parole non gusterà la morte”.

3. Gesù disse, “Se i vostri capi vi diranno, ‘Vedete, il Regno è nei cieli’, allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, ‘È nei mari’, allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi.
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa.”

21. […] Lui disse. “Che fra voi ci sia qualcuno che comprenda.
Quando il raccolto fu maturo, lui arrivò subito con un sacco e lo mieté. Chiunque abbia due buone orecchie ascolti!”

22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, “Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno.”
E loro gli dissero, “Dunque entreremo nel regno come neonati?”
Gesù disse loro, “Quando farete dei due uno, e quando farete l’interno come l’esterno e l’esterno come l’interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l’uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno.”