Gottfried Benn: “Quaternario”

La poesia come forza di eversione contro l’espressionismo e il positivismo scientista: Gottfried Benn affida a versi e visioni acuminati e allucinati il sentimento di un mondo in cui la materia e la forza vitale corroborano a vicenda l’azione dell’altro polo, portando alle estreme conseguenze la furia romantica con cui lo sguardo di una civiltà aveva plasmato il mondo. Come osserva François Orsini, per il poeta Benn l’Espressionismo non è che la versione, la variante tedesca di un movimento d’avanguardia comune a tutta l’Europa e che si è chiamato altrove Cubismo o Futurismo, che conduce un passo oltre l’angoscia del nulla la coscienza umana, incaricata di fare fronte al crollo e alla crisi di inizio Novecento: “Immensi cervelli si piegano…”.

QUATERNARIO
di GOTTFRIED BENN

I mondi s’imbevono e bevono
ebrezza per nuovo spazio
e i quaternari sprofondano
il sogno tolemaico.

Rovine, roghi, disfatte —
in tossiche sfere, fredda,
qualche anima stigia,
sola, sublime, antica.

II.

Lascia che sorgano e scendano,
i cicli, che prorompano:
antichi sfingi, violini
e una porta di Babilonia,
un jazz di Rio del Grande,
una preghiera e uno swing —
a fuochi calanti, dal margine,
dove ogni cosa si incenerisce.
Tagliai la gola agli agnelli
e la fossa colmai di sangue,
le ombre vennero e qui si trovarono
— io bene intesi —,
ognuna bevve e narrava di spada
e caduta e chiedeva,
tra loro anche donne piangevano,
spose del toro e del cigno.

Cicli quaternari — scene,
ma nessuna ti dà la certezza
se l’ultima cosa sia il pianto
o l’ultima cosa il piacere
o ambedue un arcobaleno
che frange alcuni colori,
riflesso oppure menzogna —
tu non lo sai, non lo sai.

III.

Immensi cervelli si piegano
sul loro come e quando e vedono disfarsi la tela che il vecchio ragno ha filato, con palpi ovunque protesi verso ogni cosa che muore i loro nuclei si nutrono il mondo concettuale.

Uno dei sogni di dio
guardò e conobbe se stesso,
sguardi di gioco, di scherno
del vecchio filatore, poi raccoglie asfodeli
e scende verso lo Stige —
che gli ultimi si affliggano,
facciano pure la Storia —
giorno di tutti i morti —
Fin du tout.

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