July 14, 2015 at 01:21PM


Ho visto “Inherent vice”, il film di Paul Thomas Anderson dal romanzo di Thomas Pynchon (chttps://www.youtube.com/watch?v=wZfs22E7JmI), e mi è sembrata un’opera notevole: ritmi, registri, invenzioni sceniche, interpretazioni – poi penso che stiamo a discutere di Nanni Moretti e mi viene la depressione. E non è soltanto questione italiana: al confronto, il nuovo “True detective” mostra la corsa a dire poco, ammesso che la corsa sia una di quelle della teoria fisica. “True detective” di cui vado a vedere la quarta puntata, è una delle apparizioni più fantasiose della noia nella mia vita: davvero, non mi ero mai annoiato in questo modo. Mentre ero in ospedale leggevo una enfatica celebrazione su grande quotidiano degli “show runner”, che sarebbero i capimastro dei serial televisivi, di cui nessuno è artista, tranne, si presumeva, forse, Nick Pizzolato, il creatore della strabiliante prima stagione di “True detective”, che con questa ultima produzione fatta di stagno fagioli e lexotan ci ha insegnato magistralmente (finora) quello che non si deve fare.

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