Geoffrey Hill, da “I frutteti di Sion”

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L’altura, tra una foschia traboccante di calura, grigio cenere,
in poche ore si muta in grafite, corallo,
il colore raro della sabbia libica o lo spettro a bande.
Greggi distanti si fondono alla luce incerta della pietra calcarea.
La luna piena, ora, arretra con incedere scevro di sollecitudine,
disegna la nera estremità del contorno, fa scivolare in giù
una sottile lucentezza di sbieco allo sfasciume inzuppato e scavato.
Il timore non è pace, non uno dei doveri
sacri nella mediazione. La memoria
trova sostanza in se stessa. Qualunque cosa si sia riportato,
l’uno per l’altro, mascheratura e smascheratura,
lavorati e oscuramente penetrati
da ogni peculiare cambio di chiarezza,
di serena testimonianza, né mia né vostra,
chiederò all’ispida centaurea di tradurlo.
Salvati dall’immersione, sonno, dimenticanza,
il salice tinto e la cenere dalla fragile trama,
un fascio di felci non calpestato, una quercia dal corno scorticato,
gli argenti ondeggianti nel fiume scurito.
Più tardi di nuovo, ben più in alto sull’altura,
una lampada solitaria, notturna lampa,
il fuoco della notte che focalizzava, vide LEOPARDI,
se stesso come uno straniero, di ritorno tardi, una volta,
da qualche dimenticata festa di villaggio.

***

The fell, through brimming heat-haze, ashen grey,
in a few hours changes to graphite, coral,
rare Libyan sand colour or banded spectrum.
Distant flocks merge into limestone’s half-light.
The full moon, now, rears with unhastening speed,
sketches the black ridge-end, slides thin lustre
downward aslant its gouged and watered scree.
Awe is not peace, not one of the sacred
duties in mediation. Memory
finds substance in itself. Whatever’s brought,
one to the other, masking and unmasking,
by each particular shift of clarity
wrought and obscurely broken-in upon,
of serene witness, neither mine nor yours,
I will ask bristling centaury to translate.
Saved by immersion, sleep, forgetfulness,
the tinctured willow and frail-textured ash,
untrodden fern-sheaves, a raw-horned oak,
the wavering argents in the darkened river.
Later again, far higher on the fell,
a solitary lamp, notturna lampa,
night’s focus focusing, LEOPARDI saw,
himself a stranger, once, returning late,
from some forsaken village festival.

da The Orchards of Syon, XIV, traduzione di Marco Fazzini
apparsa in Poesie scelte 1959-2006, luca sossella editore, Roma 2008

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