Il 12 dicembre 1969, il giorno in cui sono nato, non passa mai. Passo io, morirò, il 12 dicembre ’69, invece, non muore. Una strage fascista, condita di tanta cosiddetta democrazia cosiddetta cristiana, oltre all’apporto tattico e strategico di tanti cosiddetti servizi cosiddetti segreti, compresi quelli esteri, e cioè americani, fu addossata agli anarchici. Ne vennero fuori, come bene sappiamo, Pinelli e Valpreda. L’ipocrisia italiana nei confronti delle proprie radici antropologiche, che sono fasciste, è un’altra costante che non passa. Il caso dell’omicidio di Emmanuel a Fermo, per esempio: il fascista non è stato sbattuto in prima pagina, si chiama Amedeo Mancini, cercate un poco i rapporti tra lui e la cosiddetta casa cosiddetta Pound, che ammicca più alla sterlina che al poeta, a mio umillimo parere. Un destrorso che è stato divulgato come “ultrà” della squadra locale di football. Adesso emergono presunte responsabilità circa gli attentati incendiari alla chiesa di Fermo, denunciati da subito da don Vinicio, l’ospite di Emmanuel e sua moglie. I supposti colpevoli, secondo la Procura e secondo i pretoriani de La Repubblica, sarebbero “anarchici” e “ultrà”. Io non so se si tratti di fascisti. E’ tuttavia incredibile come sia richiesto a me come a tutti di sorvegliare l’informazione: è una fatica improba che va fatta. Se non avete voglia, lo faccio io, lo fanno altri per voi. E’ vero che non passa la costante ipocrisia italiana circa la sua genetica fascista, ma, finché ci sono, mi adopero affinché passi, come qualunque cosa che ha avuto inizio, fatalmente destinata a una fine. Non mi illudo di vedere vivente tale fine, ma, poiché me ne fotto dell’efficacia mercantilista, io continuo, insieme a molti, molti altri: passerà.