Sono 99 reperti dalla vita e dagli scritti di Franz Kafka, tratti da una biografia che esorbita il monumentale, un’opera memorabile firmata da Reiner Stach: “Questo è Kafka?” (Adelphi) lascia a bocca aperta chiunque abbia desunto da Kafka il torbido e livido e soffocante kafkismo. Lo scrittore stesso sembra atteggiarsi secondo le linee minute dei celebri omìni che disegnava, apparendo in tutt’altra luce, rispetto all’imbrunire perenne in cui lo si immagina, seduto alla scrivania, intento a disperarsi. Si comincia con un passo celebre, il ricordo di un’offerta a una mendicante, parabola esilarante di una mente che si arrovella nel calcolo e nella grazia:
“Una volta, quand’ero giovinetto, avevo ricevuto un Sechser e avevo una gran voglia di darlo a una vecchia mendica che si trovava fra il grande e il piccolo Ring. Quella somma però mi pareva enorme, una somma che probabilmente non si era mai data a un mendicante, perciò mi vergognavo di compiere davanti alla mendica un atto così mostruoso. Eppure glielo dovevo dare, perciò andai a cambiare il Sechser, diedi alla mendica un Kreuzer, girai tutto l’isolato del municipio e dei portici sul piccolo Ring, apparvi a sinistra come un nuovo benefattore, diedi alla mendica altri due Kreuzer, ripresi la corsa e feci così felicemente dieci volte. (Forse anche meno, perché credo che la mendica perdesse la pazienza e scomparisse.) In ogni caso però mi trovai alla fine così esaurito, anche moralmente, che andai subito a casa e piansi finché mia madre mi rimborsò il Sechser.”