Mi ero scordato che “Catrame” (sta negli Oscar di Mondadori) è il libro con cui esordii, adesso c’è questa bellissima recensione di Martino Baldi su Poetarum Silva, che cita un passaggio di quel testo, un giallo che scrissi per stravolgere me stesso, delusissimo dagli scarsi esiti della poesia, di cui fregava zero a tutti. Ecco, appunto il passaggio citato riguarda quella sensazione da cui fui colto, ventiseienne non bello ma imbelle: “Ognuno cancella di sé le debolezze che riconosce, con l’astio dell’orfano, del povero, del calamitato, di chi è colpito dalla malattia. Teme l’assalto delle frane che non si attende, delle crepe che si possono aprire (si apriranno!) preparando l’interludio di una fine della propria vita. La fine di un amore, la fine degli anni amati, la fine definitiva… E arranca dietro quella lotta di sutura, per rimuovere gli strappi certi, consolidati, per evitarne la suppurazione”…