di GIUSEPPE GENNA
[Presento qui il racconto incluso nell’antologia italiana pubblicata sul numero 30 della rivista NUOVI ARGOMENTI, nel 2005. I racconti usciti su NA sono dedicati a figure o eventi che hanno costruito l’immaginario degli autori, che sono: Pincio, Piperno, Wu Ming 1, Mozzi, Colombati, Lagioia, Desiati, Santi, Domanin, Magi, Parente e io. Due racconti su dieci sono dedicati a Franco Battiato: il mio e quello di Wu Ming 1, che si intitola Non sarei qui senza Franco Battiato, ovvero: chiedi chi era Tommaso Tramonti. gg]
E’ il 1982, estate, quando io e mia madre corriamo uno nelle braccia dell’altro, scendendo da due colline opposte e incontrandoci nella morbida gola di erba e fiori a Zambla Alta sotto il cielo di ozono e luce. Mia madre sa di candeggina e sole. Io sono colomba, respiro, distanza. Inizia il distacco di me da me, me è qua, io sono in Orione, il mio corpo sigizie, la mia mente precessione di poli, i sensori ricettivi nelle pulsar e nane e rosse, e tutto è finito prima ancora che cominci.
Nello chalet (di montagna, di legno grezzo che profuma dopo anni di résina) il jukebox, instancabilmente, diffonde Cuccurucucù di Franco Battiato.
Dall’album La voce del padrone esce la voce del padrone che ci abbraccia tutti, la cultura che ci abbraccia tutti e io muoio.
Nella copertina Franco Battiato è magro più di quanto è vent’anni dopo, è una fotocopia sovraesposta, è seduto sul nulla, vi è un quadrante di stelle obliquo. La marca del disco è un cane accanto a un grammofono. La cornice è blu, l’immagine è vasta e bianca e nera.
Con tutto questo, io, ho sistemato il presente. Lo stile che volete. I vostri miserrimi feticci. La plastilina che trascorrete ore a modellare senza incanto. Il vostro lutto che mi disgusta, i vostri sudori meschini, le tracce dello stupro subìto nella cameretta di notte sotto lenzuola profumate e istoriate con navette e margherite dal vostro papà e di cui vi vergnognate. Le larve di spettri residui di sedute medianiche, praticate con impreparazione e incoscienza. La vostra assoluta mancanza di innocenza, che ci abbraccia tutti, e grazie a cui io vado in Orione e coincido in Cepheo.
[La costellazione rappresenta il mitico re Cefeo, marito della vanitosa Cassiopea e padre di Andromeda. È una delle costellazioni situata alle latitudini più settentrionali. Si estende dai confini di Cassiopea fino al Polo Nord celeste. La sua stella più luminosa è a Cephei, di magnitudine 2,5, ma contiene anche ammassi stellari e altre stelle note come la rossa Stella granato (m), la Gamma (g) e la Delta (d). Delta è stata la prima variabile cefeide ad essere scoperta e ha dato il nome all’intera categoria. La gamma Cephei indicherà il polo nord nel 4000 d. C., mentre la alfa Cephei lo indicherà nel 7500 d.C, a causa del moto di precessione cui va soggetta la nostra Terra]
E’ il 1982 e a Hockenheim si fa male Pironì.
Accade un incidente nella televisione dell’albergo dove mia madre teme per l’incolumità propria sessuale, essendo la stanza senza chiave prossima alla stanza di un uomo oscuro e patologico, che silenziosamente nomino Il Montanaro. L’albergo spalanca la bocca e chiude gli occhi e li strizza mentre scendono lacrime, mentre Pironì si fa malissimo con la Ferrari a poca distanza di tempo dalla morte di Gilles Villeneuve. Quando è morto Villeneuve io corro mentre mio padre infila la chiave nella porta di casa a Milano con la gioia di dirgli che è avvenuta un’incredibile tragedia. Se crollano le Torri, io provo quella gioia, quello scoop.
Il Montanaro ha un figlio che segrega nel buio della stanza senza chiave accanto alla stanza senza chiave nostra, dove mia mamma appoggia una sedia per interrompere ogni atto di aggressione.
Ascoltava Franco Battiato nel disco intitolato L’era del Cinghiale Bianco.
Il Cinghiale Bianco, animale apocalittico, è un bisonte di pelo unto, assoluto, stalagmiti concrezionate nel pelo enorme, che di notte nella radura di neve assoluta corre meccanico nella tundra attraversando i vapori densi del fiato che rilascia, le barbe bianche sotto la pancia concava dove ha inghiottito i mondi universali e le stesse stelle, e va incontro a Charles Bronson che lo attende con il fucile in mano, senza fuochi, nella notte di ghiaccio.
Un amico di Gilles Villeneuve è Patrick Tambay, che lo sostituisce quando muore. E’ l’unica Ferrari in corsa. Accade un infortunio, parte per ultimo, lontano dalla griglia della pole. Per tutta la corsa egli rimonta e vince. L’albergo esplode e Il Montanaro non dà segni di soddisfazione e sale nella stanza dove ha segregato il figlio.
Io corro fuori dentro la felicità, metà di me poiché io sono il Cane Maggiore, è una costellazione situata vicino ad Orione. Rappresenta, infatti, secondo la mitologia, Lelapo, il più grande dei due cani del cacciatore Orione, mentre il più piccolo è Maera. Nella caccia si utilizzavano due cani: uno per l’animale da penna, l’altro per l’animale da tana. La leggenda narra che Lelapo era utilizzato per la caccia del Cinghiale, mentre Maera per la caccia degli animali più piccoli. Lelapo era considerato il cane più veloce perché, secondo la mitologia, aveva ucciso una lepre che devastava Creta. Questo cane era stato regalato da Zeus ad Europa che lo regalò a Minosse; Minosse lo regalò a suo figlio Eurialo, che a sua volta lo regalò a Orione. La costellazione del Grande Cane è impreziosita da Sirio, la stella più luminosa del cielo, che corrisponde, approssimativamente, al naso del Cane. Sirio è, intrinsecamente, venti volte più luminosa del sole.
E quando corro nello chalet, si diffonde ovunque la canzone di Franco Battiato Gli uccelli.
Nel 1982 Franco Battiato abita a centodieci metri da me, in via Perugino, io abito in via Greppi, nella città che sta morendo Milano. Milano inizia a morire nel 1984, prima era viva, dopo il referendum sulla Scala Mobile voluto da Craxi contro Enrico Berlinguer che muore prima del voto, alle Europee, il PCI al 33.3 percento. Segretario del partito è il latinista Natta che mio padre incontra vicino a Imperia nella vacanza e parlano di Seneca.
Franco Battiato sta con Alice ed entrambi indossano una sciarpetta e inizia a ingrassare. L’esoterismo di René Guénon lo interessa, interessa anche me. Lo studio e voi mi fate male: mi insultate, mi sdegnate, additate il mio corpo anoressico con le vostra dita tozze unte di espressionismo tedesco, mi riducete a uno scheletro curvo con la scoliosi dentro un quadro semovente e mi picchiate, con le spranghe, mi sputate dentro l’organo che mi rappresenta qui mentre io sono in Boòs, nella parte nord della costellazione dove si trovano le deboli stelle che appartenevano alla costellazione del Quadrante Murale, ora soppressa. Da esse deboli stelle si irradia la pioggia di meteore delle Quadrantidi , che ha il radiante in questa regione di cielo ed è attivo in gennaio.
Franco Battiato canta Orizzonti Perduti, No Time No Space, Shock In My Town.
Quando l’Opera Gilgamesh scompare da ovunque con Franco Battiato, è nel niente che vado e sempre più io vedo niente stando su Orione.
Sono una pila in strati differenziati di acido e zinco e non si scarica. Le mappe della Città Morta io le conosco tutte ormai, e le parole, ormai consunte, non si alzano fino a Orione e le vedo offuscarsi in un’onda di vapore sonoro mentale, che non distinguo.
Non mi interessa.
Muore “interesse”.
Ora esso deve nascere quindi.
Quindi accade Qualcosa, seguimmo certe rotte in diagonale, dentro la Via Lattea.
Tutti colpiscono con duri magli il volto in fotocopia di Franco Battiato, dicendo che ha a che fare con i demoni satanici, perché in Shock In My Town si ascolta al contrario la frase “Di aminoacidi…Nelle mie orbite si scontrano tribù di sub-urbani… Di aminoacidi”, che però si ascolta anche normalmente.
La prosa è insufficiente e la poesia non arriva, non arriva a…
E’ ridicolo.
La sostanza primaria è etere che sente, che sono io, e Orione e qui sulla Nostra Terra.
Dieci Strategemmi esce mentre io roteo impotente intorno a un grappolo colossale di cose nere.
Lucio Battisti disse che Franco Battiato.
L’edizione Platinum del quale contiene la parola che mi sfuggiva in Sentimento Nuevo e che scambiai per “colla”.
Tutto si anima se io sento etere che sente, non più schermo mentale, è veramente sentito con i colori primari originari che non hanno corrispettivo nello spettro fisico, essendo quelli e questi etere che sente.
Non avete compreso.
Non avete compreso Paul Celan, la sua atronave là.
Thomas Stearns Eliot, ho puntellato, le rovine, dove le puntella, con cosa?
Pasolini, Petrolio, dove si vede che uno si vede morire e poi è diviso in due e rinascono, chi?, dove?, non lo avete compreso.
Niente è da comprendere.
Confusione, vie del centro, girando a caso consideravo che l’equilibrio si vede da sé, si avverte immediatamente.
Sta arrivando metamorfosi, dice Franco Battiato negli Stratagemmi.
Avete trovato un cadavere, lo avete assaggiato. Lo avete vegliato senza rispetto mentre anneriva, l’avorio dei denti luminoso e annerito, le unghie si allungano nella notte e nel giorno, il naso si infossa, nella spelonca povera dove l’odore ammorba, voi lo osservate, dopo averlo leccato, dopo avere assaggiato l’ostia, mentre si gonfiava l’addome delle bolle di gas e liquidi frizzanti, e fermentava la polpa, spinta dai vermi, finché l’epidermide bucata ebbe eruzioni, nero e violaceo e i capillari in superficie stagliati, finché verso la mummia i tarli e le camole presenti ebbero fioritura e l’incavo degli occhi sprofondò collassando su di sé, e i capelli con la crescina senza requie avanzavano i loro perimetri grigiastri e opachi, per sessanta giorni, ed era il cadavere di Franco Battiato.
Vide un samaritano che portava un Capro e andava in Giudea. Disse ai suoi discepoli, “Quell’uomo […] del capretto”. Loro gli dissero, “Così che possa ucciderlo e mangiarlo”. Lui disse loro, “Non lo mangerà finché è vivo, ma solo dopo averlo ucciso e ridotto a cadavere”.
Loro risposero, “Non potrebbe fare altrimenti”.
Lui disse loro, “E così pure voi, cercatevi un posto per riposare, o potreste diventare cadaveri e venire mangiati”.