Cosa sia successo è presto detto, anche se non si dispongono a un uso amico gli strumenti con cui misurare ciò che non è nel caso tardo. Non trovo parole più posate ed efficaci di quelle che utilizzò un vecchio giovane rivoluzionario, il quale non pensò di togliere la vita a se stesso con l’illusione di darla ad altri. Il suo nichilismo non era tale: ne era piuttosto la cura. Ebbe tuttavia il pregio di vedere in tempo reale ciò che accadeva e questo valse a farne un profeta, visto il cronico ritardo in cui versano coloro che della percezione non hanno fatto un’arte, ma al massimo una professione e nemmeno di fede.
In pratica, le cose del nostro tempo e di questo luogo stanno così. L’àmbito di ciò che, quando ero ragazzo, si chiamava storia, se non vado errato, era il memorabile, ovvero la totalità degli avvenimenti le cui conseguenze si sarebbero manifestate a lungo. Inseparabilmente, la conoscenza avrebbe dovuto durare, e aiutare a comprendere almeno in parte ciò che sarebbe successo di nuovo: «un’acquisizione per sempre» dice Tucidide. In tal modo la storia era la misura di un’autentica novità; e chi vende la novità ha tutto l’interesse a far sparire il modo di misurarla.
Non disponendo di misura, si intacca l’idea e la pratica del canone di realtà. Conseguentemente, ne risente la percezione di ciò che è il fondamentale o, se non altro, l’importante.
Quando l’importante si fa riconoscere socialmente come ciò che è istantaneo e lo sarà ancora nell’istante successivo, altro eppure identico, e che sarà sempre sostituito da un’altra importanza istantanea, possiamo anche dire che il metodo usato garantisce una sorta di eternità di questa non-importanza, che parla così forte. Il vantaggio prezioso che il tempo che ho vissuto e che vivo ha ricavato da questa messa al bando della storia, cioè dal fatto di aver già condannato tutta la storia recente a passare alla clandestinità e di essere riuscito a far dimenticare in misura molto ampia lo spirito storico all’interno della società, è innanzitutto l’occultamento della *propria* storia: il movimento stesso della sua recente conquista del mondo. Il suo potere appare già familiare come se fosse esistito da sempre. Tutti gli usurpatori hanno voluto far dimenticare che sono appena arrivati.