Dialogo sul libro che si sta facendo

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“Il tuo è un romanzo sulla singolarità?”
“La singolarità fa terminare il romanzo.”
“Dopo questa singolarità esisteranno le storie?”
“Non esiste un ‘dopo’. Comunque, sì, per quanto riguarda me e la mia scrittura esisteranno nuove storie, strane fiabe.”
“Come la vita dopo il giudizio universale, quando verrà ricapitolato il mondo?”
“Come la vita dopo il giudizio universale, quando verrà ricapitolato il mondo.”
“C’è un protagonista, un antagonista?”
“No, sono annullati, solo per lo spazio di questo libro, che in un certo senso è ultimo, perché oltre questo punto, per quanto concerne la mia scrittura, non è proprio possibile raccontare. Non si può raccontare perché il racconto si sviluppa esternamente alla fine del tempo e l’ingresso nella fine del tempo non prevede alcuno sviluppo. Al contrario, dentro la fine del tempo, governa un’altra logica e un altro tempo, di cui abbiamo avuto anticipazioni per l’intera storia della letteratura, dalle favole alla tragedia fino a certo romanzo e alle narrazioni kafkiane, che al momento, a mio avviso, sono l’esempio più acuminato di ciò che accade narrativamente al di là della fine del tempo.”
“Si venera qualcuno, qualcosa?”
“Non c’è più spazio per i culti.”
“Quindi è una narrazione apocalittica?”
“Più personale che apocalittica”.
“Ci divertirai?”
“No.”

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