Sfiora l’arte una sequenza impressionante di “Babylon Berlin”, la serie televisiva più cara della storia, produzione tedesca e destinazione Sky. E’ finalmente qualcosa di nuovo: uno spostamento violentissimo rispetto al genere storico e a qualunque distopia distopica, essendo quest’ultima una mania angosciante degli ultimi balbettii critici e fintopoetici nell’attuale produzione contemporanea di storie. Invece qui si dà una potente violazione dei canoni irrigiditi della rappresentazione, con un’intuizione alta, ricollocando il contemporaneo negli anni Venti, trasformandolo in qualcosa di ineffabilmente non praticato in precedenza, con un colpo di reni che non mi attendevo da una produzione mainstream. I registi, Henk Handloegten e Tom Tykwer e Achim von Borries, distruggono una tradizione (il momento di avanspettacolo weimeriano), che aveva nella Liza Minelli di “Cabaret” la sua evenienza più luminosa e che aveva colonizzato molta parte delle scene di esibizione teatrale in tutto il canone cinematografico. Qui siamo ben oltre. Questa sorta di rave antifoxtrot, in cui riconosciamo, sempre ineffabilmente, la nostra contemporaneità in una situazione che non è più storica, ma del tutto astorica, fino a ricordare l’ultimo capitolo del kafkiano “Amerika”, sorprende e spiazza per interpretazione, regia, costumi, coreografia, musica e cantato. C’è qui qualcosa di più della rappresentazione. Avendo visionato la prima puntata di questa magnifica serie tv tedesca (sottolineo che, per me, serie tv tedesca è sinonimo di “Derrick” e “Il commissario Rex”), non so francamente dire se tutta la produzione regge un simile livello, che, per me, con tutte le mie idiosincrasie, è davvero prossima a una forma assoluta di arte, che le riassume tutte, e infatti non a caso è detta settima per estremalità e sintesi delle precedenti, non per anagrafe. Sono smentite tutte le categorie con cui un creatore, a oggi, sarebbe irregimentato dai desiderata di produttori e distributori come Netflix, HBO o Sky. Questo passaggio memorabile dice come l’arte possa e debba ancora essere mainstream. Si respira, grazie ai tedeschi – un dato per me impensabile fino a ierinotte.