Deve essere chiaro a qualunque donna italiana, nel torbido rutilare delle fascisterie emesse dal ministro delle interiora: questi reazionari, sudaticci con la barba sfatta e l’occhio glaucamente teso alle tenebre più cupe, toccheranno la legge sull’aborto, proseguendo nell’opera di regressione dei diritti del corpo e della mente, che stanno applicando indiscriminatamente a fasce intere di popolazione, in nome proprio del diritto al diritto e in realtà decostruendo ogni diritto. Essi stanno applicando una rivoluzione reazionaria, silenziosa nel mentre viene urlata. Bisognerebbe che le donne scendessero unite in piazza, da subito, accompagnate da qualunque soggetto progressista della nazione. E’ necessario presidiare lo spazio di libertà dei corpi e della psiche, che il revanchismo maschilista di Salvini & compagnia brutta è intenzionato a scagliare contro quello che considera il soggetto debole per eccellenza, ovvero le donne. Donne, è arrivato l’arrotino!: e adesso vi arrota, ci arrota davvero. Nella crisi verticale che prende la rappresentanza del progressismo italiano, c’è una comunità nella comunità, che deve attivarsi e mobilitarsi, perché sta subendo negli anni la più evidente e allarmante abrasione dei diritti conquistati: sono le donne. Pochi giorni orsono il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha auspicato che nella rivoluzione delle strutture e delle forme di rappresentanza del centrosinistra la cosiddetta leadership dovrebbe spettare proprio a una donna. Ciò che Sala segnala credo sia fondamentale. Il sindaco di Milano mette in evidenza due problemi in uno: la scarsa rappresentanza femminile in una forza che si dice progressista, ma, mi pare di comprendere, ancor più l’intuizione fondante che da questa situazione dilacerata e incattivita sono anzitutto le donne a disporre della capacità politica di attivazione e di traino della società. Se siamo a compiere questo discorso nel 2018, si può desumere fino a quale punto sia stato incompiuto il progetto di una forza declinata alla sororalità e fraternità, alla libertà e all’uguaglianza. L’erosione dei diritti, a cui le folle più o meno inferocite stanno partecipando con sospetta e malevola euforia, ha nelle donne il target più preoccupante. Il ministro per la famiglia, Lorenzo Fontana, ha dichiarato a proposito della legge 194, che tutela il diritto all’aborto: “il grado di civiltà di una società si valuta dalla capacità di difendere gli indifesi. Ciascuno di noi, prima o poi, può risultare non abbastanza utile o interessante per un mondo consumistico, che non ha a cuore l’uomo, la donna, la vita. E diciamolo a voce alta: avere bambini è bello! Sono una ricchezza, non solo un costo o un limite alla tua libertà!”. Come se a una donna *piacesse* abortire. Fino a quando ancora dovremo sopportare il sopruso più indecente della follia patriarcale, arcaica, oscurantista? Tutto ciò che riguarda le donne è in perenne arretramento, per quanto concerne gli spazi di libertà personale e collettiva, di dignità del vivere, di civiltà basale. E’ una serie storica che non risparmia nelle responsabilità neppure chi ha governato da sinistra, tanto sono agghiaccianti i numeri. Si potrebbe cominciare dal lavoro, ma si è invece costretti a iniziare con le violenze: lo spaventoso numero di 1.403.000 donne ha sofferto per un ricatto sessuale sul posto di lavoro nella loro vita: è il 9% delle lavoratrici. L’11% dei ricatti sessuali termina con il licenziamento della donna molestata. Provo a ripeterlo: una donna su dieci subisce violenze sessuali sul posto di lavoro. Certo, i posti di lavoro occupati da donne sono al limite dell’infingardia sociale. Delle 149 donne vittime di omicidio nel 2016, 76 sono state uccise dal partner o dall’ex partner e 33 da un parente. Condanne per stalking: da 35 nel 2009 a 1.601 nel 2016. Più dell’80% degli stupri sulle donne italiane è stato commesso da un italiano. Tra le donne ricoverate per violenze sessuali perpetrate dal partner, 1 su 5 ha riportato danni permanenti. E’ una sintomatologia dell’orrore. Secondo l’ultimo rapporto OCSE, le donne in Italia conseguono uno dei tassi di partecipazione al lavoro più bassi nell’intera Europa, al tempo stesso dedicando il triplo del tempo di un uomo al lavoro non pagato. Si potrebbe continuare così, a snocciolare le cifre raccapriccianti di uno sterminio non tanto silenzioso, in termini di vite recise e di diritti non riconosciuti. E’ a principiare da questo stato di cose, indecente in una cosiddetta democrazia cosiddetta occidentale, che le donne costituiscono il più decisivo soggetto sociale, che deve prendere in mano le sorti di questa nazione arretrata e arretrante. Le politiche regressive, che con nonchalance l’attuale compagine governativa sbandiera con sadismo condiviso, mirano con orrida coerenza a target separativi. Che chiunque si chieda se, anziché puntare il dito contro “i migranti” in genere, i leader sovranisti si esprimessero direttamente e chiaramente contro “le migranti”: forse risulterebbe più esplicita la sfrontata e per nulla banale banalità del male, di cui sono diffusori maliziosi e, dicendola tutta, crudeli i maschi suprematisti. La questione femminile in Italia è un rimosso e rimuoverla ci si mettono d’impegno i maschi, sempre, a partire dai miei cosessuati progressisti – e non vi dico quelli fasciofondamentalisti che stanno al governo. Le elettrìci e gli elettori dell’Italia unita se ne accorgono, visto che le donne elette in Parlamento sono un terzo del totale? Rispetto ai governi targati Pd, quando la media era del 28%, nel governo sovranista ministre e viceministre stanno al 15%: una percentuale insostenibile e vergognosa. Che Salvini continui a martellare imbellamente sulle cose che fa “da papà”, accresce la vergogna per il fatto che non gli sfiora minimamente il decerebro di farle “da mamma”. Tutti i frame messi in atto dalle politiche di questo indecente governo sono schierati contro le donne. Preparano l’erosione definitiva dei diritti storici, acquisiti con battaglie che sappiamo bene quanto contributo di sangue e dolore hanno richiesto. I diritti, per gli Storti, sono una forma di stortura: la raddrizzeranno, abortiranno qualunque diritto.