
Ed ecco il reportage in autogrill, che “L’Espresso” mi fa l’onore di pubblicare nelle sue gloriose pagine. E’ la fine di una civiltà, è la marcescenza del postmoderno, è il ventre molle della nazione dura. Inizia così:
“E allora oggi è un giorno di fine luglio, bituminoso e accecante, e sono seduto in un fast food bio affollatissimo, presso l’autogrill più stremante e vasto dell’intera A1. Per arrivare qui, a conquistarmi una sedia in propilene rossa e una porzione di tavolo a effetto legno, dove posare l’emulazione fallita di una carbonara, ho visto cose che voi umani avete tutti visto insieme a me. Ho scrutato cardiopatici maneggiare con rispetto sacrale le lezioni di inglese istantaneo di Peter Sloan, una riedizione contemporanea e linguistica di Don Lurio. Ho oltrepassato i corpi inerti di pensionate lipidiche che tentavano di arieggiarsi con ventilatori usb non infilati in nessuna porta usb. Ho circumnavigato intorno a un presunto camionista, presuntamente polacco, che si ripuliva le mani con acqua ossigenata, dopo avere assimilato un Rustico. Ho contemplato ludopati ultracinquantenni sfregare in serie con monetine la palta grigiastra da grattare per perdere al Miliardiario o al Turista Per Sempre…”
Qui la presentazione del numero, nelle parole del direttore Marco Damilano: https://bit.ly/2O8RMTT