Genna USA: la stroncatura di Kirkus Review

[Se non me l’avessero già fatta, pagherei di persona perché qualche americano scrivesse una stroncatura simile di un mio libro… Secondo me, l’ha scritta Luttwak, o uno comunque affine… Ehi: comunque ha capito che il nome ‘Ishmael’ viene da Moby Dick!]
da Kirkus Review
Due indagini poliziesche – una nel 1962, l’altra nel 2001 – convergono verso uno scenario che metterebbe di fronte una minacciosa organizzazione politica che opera in Italia e, dall’altra parte, il resto dell’Europa. Un thriller che nel titolo ha il nome Ishmael, più che togliere il fiato, lascia perplessi così come, il che puntualmente accade, la trama, incentrata su un piano per assassinare Henry Kissinger. Kissinger non è De Gaulle e questo debutto letterario italiano in USA non è né Il giorno dello Sciacallo Moby Dick.


Genna varia tra due vicende, entrambe ambientate in una Milano allucinata. La prima vicenda, che risale al 1962, ha per protagonista l’ispettore David Montorsi, che investiga sull’omicidio di un bimbo di 4 anni, ritrovato massacrato sotto una lapide della Seconda guerra mondiale. Montorsi ha da subito il sospetto che la squadra per cui lavora voglia archiviare il caso: prima gli entrano in ufficio e lo mettono a soqquadro, poi il caso gli viene tolto. Ma lui si mette a lavorare da solo all’indagine e incontra l’aiuto di un giornalista, che sarà poi ucciso. Non c’è limite al peggio: la moglie di Montorsi, incinta e adultera, sarà fatta fuori in una delle molte scene che il lettore troverà repellenti per la violenza psicologica, sessuale e fisica che viene descritta. La seconda vicenda ha per protagonista l’ispettore Guido Lopez che, nel 2001, prova a scongiurare l’omicidio di Kissinger. Anche i superiori di Lopez provano a tenerlo alla larga dal caso. Coi sensi intorpiditi dall’uso di droghe illecite, Lopez si avvicina agli ambienti di una setta che invoca un po’ troppe volte “Ishmael è grande”. E alla fine i due ispettori e le due indagini finiscono per incontrarsi e per svelare un piano al cui confronto la paranoia più risoluta è una bambinata. Genna, forse sotto l’ombrello dell’insegnamento di Hemingway, scrive e descrive in una maniera sì tersa, ma che in questo caso ha il solo esito di aumentare la monotonia del tutto. Come gli aerei in modalità pilota automatico, il libro va avanti e non si ferma più.