“Gli orologi non vanno d’accordo, quello interiore corre a precipizio in un modo diabolico o demoniaco o in ogni caso disumano, mentre quello esterno segue faticosamente il solito ritmo.Che altro può accadere se non che i due diversi mondi si dividano?”
(Diari, 16 gennaio 1922)
“Oggi, a mezzogiorno, prima di addormentarmi, ma non mi addormentai affatto, giaceva sopra il mio petto una donna di cera. Aveva il viso reclinato sopra il mio, il suo avambraccio sinistro mi premeva sul petto”.
(Diari, 16 novembre 1911)
“Insonne quasi del tutto; tormentato dai sogni, come se fossero graffiatidentro di me, in un materiale renitente”.
(Diari, 3 febbraio 1922)
“Sembrava che a me come a tutti gli altri fosse dato il centro del cerchio e come tutti gli altri io dovessi percorrere il raggio decisivo e poi tracciare il bel cerchio. Invece ho preso sempre la rincorsa verso il raggio, ma sempre ho dovuto interromperlo. Dal centro del cerchio immaginario partono fitti raggi incipienti, non c’è più posto per un nuovo tentativo e la mancanza di posto significa vecchiaia, debolezza nervosa, e la mancanza di tentativi significa la fine”.
(Diari, 23 gennaio 1922)
“La solitudine che per la maggior parte mi fu sempre imposta e in parte fu da me cercata (ma non fu anche questa costrizione?) perde ora ogni ambiguità e mira all’esteriore. Dove conduce? Può portare, e ciò mi sembra ineluttabile, alla follia. E qui non occorre aggiungere altro”.
(Diari, 16 gennaio 1922)
“Da me vuoi sapere la via?”
(“Rinuncia!”, dai Racconti)