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• Il trailer di IO HITLER
• MITOblog: l’intervista di Filippo Del Corno su IO HITLER
• Il Corriere della Sera su IO HITLER
• Estratto dal libretto di IO HITLER
• Audiointervista al regista di IO HITLER
• Il Corriere della Sera – Milano su IO HITLER
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• Le immagini della “prima” di IO HITLER
• Luca Giudici sulla “prima” di IO HITLER
• Il Giorno sulla “prima” di IO HITLER
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• Amadeus sulla “prima” di IO HITLER
HITLER PRIMA DI HITLER
di ETTORE NAPOLI
[da AmadeusOnline]
Al Teatro Franco Parenti di Milano è andata in scena la prima dell’azione teatrale Io Hitler su testo di Giuseppe Genna, musica di Filippo del Corno e regia di Francesco Frongia; sulla scena un solo protagonista, Fulvio Pepe, in buca l’Ensemble di Sentieri Selvaggi diretto da Carlo Boccadoro. La proposta rientra nella programmazione del Festival MiTo, che anche in questa edizione riserva ampio spazio alla musica contemporanea; il che è sempre un’ottima idea, alla luce dello scarso spazio che – da decenni ormai – le viene riservato.
Articolata in 21 mini pannelli, la pièce di Genna e Del Corno si avvale di contributi video e fotografici decisivi per la sua riuscita (sono firmati, rispettivamente, dallo stesso Frongia e da Gianpaolo Gelati) e, soprattutto, dell’ottima recitazione dell’unico attore in scena: Fulvio Pepe.
L’idea di portare sul palcoscenico il passaggio di Adolf Hitler da uomo frustrato e fallito a protagonista grandiosamente tragico della storia del nostro tempo è molto interessante perché non solo colma un nostro vuoto di conoscenza storica, ma è anche funzionale alla concezione del teatro musicale di Del Corno, come testimonia per esempio il suo Non guardate al domani del 2008 sulla figura di Aldo Moro. Una concezione che si potrebbe definire epica nel senso originale di ‘Hépos’, di parola (e/o verso) che si fa rappresentazione.
Tutto questo in Io Hitler funziona, ma solo in parte, nel senso che se l’impatto visivo è indubbiamente forte e coinvolgente il contributo della musica appare limitato. Dall’attento ascolto dell’oratoria di Hitler, con i suoi studiati andamenti ritmici e dinamici, Del Corno ha ricavato schemi compositivi nei quali ha inserito anche citazioni, deformate, di altre musiche (Wagner, Schubert, marce naziste). Il risultato è una fascia sonora spesso martellata e statica (volutamente) nelle altezze, che spesso si limita a fare da semplice sfondo a quanto avviene sul palcoscenico. Il che non solo è legittimo, ma è anche coerente con quanto avvenuto negli ultimi decenni nel rapporto tra teatro e musica: alla plurisecolare epoca della musica che si è fatta teatro è subentrata, infatti, quella del teatro che si serve della musica. Non è un rimpianto ma solo una presa d’atto.
Pieni e convinti gli applausi del numeroso pubblico presente al Franco Parenti, soprattutto per il bravissimo Pepe.