Recentemente ho allestito una pagina sul tema della singolarità, dove sono aggregate diverse fonti da Twitter che si prefiggono di comunicare i risultati e le ultime notizie di quella che è accelerazione tecnologica: il segno fondamentale dei nostri tempi occidentali. Che la singolarità e l’accelerazione siano anzitutto tecnologiche, non ci piove. Tuttavia mi pare di vedere che, almeno in Italia, siano in pochi a interpretare queste potenze in emersione anzitutto laddove esse si esprimono: nella totalità della vita umana sul pianeta Terra. Utilizzo questa espressione, perché è il titolo dell’ultimo mio lavoro narrativo, il quale verteva proprio su questo punto, che ritengo cruciale: è necessario, se non pensare, almeno accorgersi della totalità che viene emergendo con l’accelerazione. E’ un tema che seguo da anni, ma sono convinto che soltanto dal 2010 si veda in modo storico ed effettivo: si va a un salto, la vita e la storia vanno a un salto: l’umano va a un salto.
Segnalo qui un mio intervento intorno a futuro, accelerazione tecnologica e umanesimo sul network CheFare. E’ il secondo di una serie (il primo era questo). Non so come ringraziare i responsabili di CheFare per l’invito e l’occasione. Per me la militanza culturale si traduce, in questi anni, soprattutto nell’impegno a pensare forme e modalità rispetto al tema del futuro che è collassato nel presente. Il fatto che mi venga offerta una sede per questa militanza, davvero, innesca in me una gratitudine immensa. E’ in questo incrocio che si dà la percezione del politico, dell’economico, dell’artistico, del biologico, del filosofico che già c’è e sta per deflagrare in forme quantitativamente più visibili e, a mia detta, spesso drammatiche.
Tutto va a trasformazione, ad autotrascendimento. La storia impenna in modo non del tutto umano, se per umano teniamo presente ciò che è stato percepito nei secoli passati. Però forse l’umano era proprio un’altra cosa e non lo si era visto in modo univoco e certo. Adesso tu, che leggi qui, non puoi non vederlo. Leggete, finché ancora sarà questione di leggere, in quanto, come scriveva Burroughs: la parola cade. Ecco: è già caduta.
