“LO STATO DELLA STRAGE”: una poesia

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LO STATO DELLA STRAGE

Carriere italiane unite, vi sovviene un’eternità.
L’angelo Tutti viaggiava già unito, sovente, assolato,
nell’autostrada di Sole,
dove le mafie e i terroristi azzeravano
tempo che “fugit”. Azzurri meriggi estivi,
febbri d’agosto io vi ho amato tanto.
E specialmente, e specialmente, quella
ad agosto deflagrazione dei musei intimi rotti
azotati dentro intensi i vapori del dopobomba,
delicate le mutilazioni collettive,
le vostre, i risguardi
del Sole un allibimento e nell’odore
di stagno di zinco di sangue di sole
il due di agosto alla stazione di Bologna dimenticando
organi, catarifrangenti di taxi alla deriva tra le macerie
chiamando me a testimonianza nella tv di Stato
e mia sorella decenne nemmeno, dispersa in dell’acciottolato
che era stata la sala attesa, senza messia o sfoglia
l’acciaio dei travi quasi petalo dopo petalo
non disperando di ritrovare il filo rosso sangue
tra una rovina e una mano dissepolta
che è il nostro tragico memento:
è italiano.
Non disperare in italiano.
E’ una lezione, è un ravvedimento
nazionale che i video rimbalzavano
in frame tra le galosce e i pedali
e le pareti scrostate e magre
erano le insegne bolognesi, i ravvedimenti.
Questo fascismo noi ve lo inculcheremo
secondo voi tragico e secondo noi normale
e lo insedieremo sui troni dove vostri animali
spritualizzano che è famelico
ritenendosi re non italiani
noi, gente sicula, o ubriachezza di azzurri
striati da cirri e deità innumeri
dove la repubblica è olimpo e partenone
è l’occhio di Plotino
fisso tra le Calabrie fantastiche, verdazzurre, e i lincei
del mondo unificato alla radice centrano
lo sguardo non iniquo dei cadaveri prodotti
in pietà ardore malattia
finché non si contino nei calendari altri dì
che il 2, agosto, 1980,
un’esito magistrale, un’azzurrità immensa
è italiana la forma della morte.

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