Per chi ha vissuto con consapevolezza il 2001, con l’acme delle Torri Gemelle, è difficile comprendere oggi quale passaggio storico abbia costituito quell’anno. In Italia si visse un’emergenza altissima, ci furono i fatti del G8 di Genova, immediatamente sussunto dal decisivo momento dell’11 settembre, che non riguardò gli Stati Uniti soltanto, ma tutti, ovunque, in occidente e in oriente, con un ribaltamento degli equilibri geopolitici, la militarizzazione sconcia del Medio Oriente, protocolli di sicurezza che resero intercettabile la totalità dei cittadini statunitensi in primis e in ogni nazione in secundis. La giunta militare teocon degli USA era un incubo, se si vuole, anche più angosciante della gestione del potere che Trump sta interpretando in questi anni. L’attacco a Pentagono e Torri Gemelle permise una reazione totalmente incostituzionale che mise in pratica la teoria dell'”esecutivo unitario”, il cui padre era stato il filosofo Carl Schmitt e il cui esecutore fu il vicepresidente Dick Cheney. Quel vulnus resiste a oggi e spiega e permette l’azione di controllo generalizzato che in Rete e fuori Rete (cosa è oggi fuori dalla Rete?) viene esercitata a qualunque latitudine, ma scandalosamente per quanto concerne i governi occidentali, che sono costretti urgentemente a rielaborare i propri statuti democratici. Il periodo tra 2001 e 2008, quando alla Casa Bianca fu eletto Barack Obama, soppiantando criminali che agirono a dispetto dei limiti costituzionali, rivoluzionando il globo terracqueo con le loro missioni di morte ovunque e l’abbrivio del terrorismo internazionale di supposta matrice islamica, ridefinì l’intero stato di cose nel pianeta: digitale, enfasi sulla sicurezza in nome del controllo indiscriminato dei cittadini schiacciati dall’impossibilità di elaborare l’opposizione, retorica del terrore, razzismo verso culture religiose, pratica della tortura assunta direttamente dallo Stato, sottomissione dei media al potere sganciato da qualunque bilanciamento, inizio della trasformazione del linguaggio e delle fake news (l'”effetto serra” divenne “cambiamento climatico”), il credo globalista non dei popoli ma della tecnocrazia più feroce, il reazionariato che torna in sella in occidente, lo sdoganamento della destra in Usa ed Europa – la torva premessa maggiore a tutto ciò che oggi suprematismo, che spesso traduce il sintagma “sovranismo”. A spiegare e fare quasi arte su tutto ciò è un’opera cinematografica eccezionale, cioè “Vice – L’uomo nell’ombra”, un film del 2018 scritto e diretto da Adam McKay con protagonisti uno strepitoso Christian Bale e un’altrettanto strepitosa Amy Adams. Si spiega qui come si ingenerò la messa in bando della presidenza degli Stati Uniti, approfittando di un’occasione imperdibile per creare ciò che Luttwak teorizzò come “tecnica del colpo di Stato”. Dick Cheney non fu l’ombra del Presidente, bensì il Presidente Ombra. Tra gli alleati che vennero sollecitati dalla giunta militare statunitense, e accettarono di applicarne tutti i protocolli, a cominciare dalla guerra globale che venne scatenata, c’era l’Italia di Silvio Berlusconi. In quel momento l'”emergenza infinita” e l’utilizzo del falso binomio “guerra al terrorismo” imposero o ripristinarono strumentazioni adeguate alla sottomissione generalizzata del pianeta a una élite precisa, di origine texana e di credo fascista, che operava la trasmutazione della democrazia in libero consenso alla rinuncia dei diritti democratici stessi in nome della sicurezza. E’ di ieri, su “La Stampa” la rilevazione che definisce al 44% la disposizione dell’elettorato italiano a rinunciare alla democrazia in nome della sicurezza, con l’apice del 64% sortito da chi vota Lega. Un’insicurezza fantasmatica, alimentata dal terrorismo mediatico a cui si sottopone un popolo, paventando l’inesistente invasione dei migranti, alimentando l’odio verso le voci ragionanti e l’informazione che non si adegua a questa immonda pratica di regime, rinvigorendo le memorie e le prassi del più fetido ur-fascismo, erodendo i diritti storici acquisiti dal popolo per praticare un controllo più capillare, a scapito di donne, bambini, lavoratori, pazienti, operatori di bene, Ong, vescovi, artisti non allineati, svuotando il Parlamento e mirando a demolire le istituzioni democratiche in genere. Vedere “Vice” significa comprendere il mondo odierno e, in questo orizzonte, l’Italia di questi mesi. E’ una visione che consiglio a chiunque, per comprendere il rischio altissimo che corriamo tutti.